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Antonio Labriola In memoria del manifesto dei comunisti IntraText CT - Lettura del testo |
La borghesia, se non è giunta ancora e da per tutto al termine della sua evoluzione, è giunta di certo in alcuni paesi quasi all'apice di questa. Subordina, nelle nazioni più progredite, le varie e multiformi maniere di produzione di altri tempi, sia per diretto o sia per indiretto, all'azione ed alla legge del capitale. E così, o semplifica, o tende a semplificare le varie lotte di classe, che per la loro molteplicità in altri tempi si elisero, in questa sola tra il capitale, che ogni prodotto del lavoro umano indispensabile alla vita converte in merce, e la massa proletarizzata, che offre a mercede la sua forza di lavoro, diventata anch'essa semplice merce. Il segreto della storia si è semplificato. Siamo alla prosa. E come questa presente, ossia la modernissima lotta di classe è la semplificazione di tutte le altre, così il comunismo del Manifesto semplificò in rigidi e generali enunciati teorici la multiforme suggestione ideologica, etica, psicologica e pedagogica delle altre forme di comunismo, non negandole, ma elevandole di grado. Siamo alla prosa; ed anche il comunismo diventa prosa: ossia è scienza. Per ciò il Manifesto non ha retorica di proteste, né reca piati. Non lamenta il pauperismo per eliminarlo. Non spande lagrime su niente. Le lagrime delle cose si sono già rizzate in piedi, da sé, come forza spontaneamente rivendicatrice. L'etica e l'idealismo consistono oramai in ciò: mettere il pensiero scientifico in servizio del proletariato, Se questa etica non pare morale abbastanza ai sentimentali, che sono il più delle volte isterici e fatui, vadano a chiedere l'altruismo al gran pontefice Spencer. Ne darà loro la sciatta, e insipida, e inconcludente definizione: e di ciò si appaghino.