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Antonio Labriola
In memoria del manifesto dei comunisti

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Nondimeno quelle definizioni negative ed antitetiche delle altre forme di socialismo allora correnti, e poi dopo, e fino ad ora, spesso ricorrenti, per quanto inappuntabili nella sostanza, nella forma e nello scopo cui mirano, né pretendono di essere, né sono, la effettiva storia del socialismo, e non recano, né la traccia, né lo schema di questa, se altri voglia scriverla. La storia, in vero, non poggia su la differenza di vero e di falso, o di giusto e d'ingiusto, e molto meno su la più astratta antitesi di possibile e di reale; come se le cose stessero da un canto, e avessero dall'atro canto le proprie ombre e fantasmi, nelle idee. Essa è sempre tutta d'un pezzo, e poggia tutta sul processo di formazione e di trasformazione della società: il che è da intendere in senso obiettivo, e indipendentemente da ogni nostro soggettivo gradimento o sgradimento. Essa è una dinamica di genere speciale; se così piace ai Positivisti, che di tali espressioni tanto si dilettano, e spesso non vanno più in della parola nuova che mettono in giro. Ora le varie forme di concezione e di azione socialistica, che apparvero e sparirono nel corso dei secoli, con tante differenze nei motivi, nella fisionomia e negli effetti, vanno tutte studiate e spiegate per le condizioni specifiche e complesse della vita sociale in cui si produssero. Ad esaminarle si vede, che non costituiscono un solo insieme di processo continuativo; perché la serie ne è più volte interrotta dal cambiare del complesso sociale, e dall'oscurarsi e spezzarsi della tradizione. Solo dal tempo della Grande Rivoluzione il socialismo assume una certa unità di processo, che si fa poi più evidente dal 1830 in giù, col definitivo avvento della borghesia al dominio politico in Francia e in Inghilterra, e diventa da ultimo intuitiva e direi palpabile dalla Internazionale in qua. Su questa via, su questo cammino, sta, come gran colonna miliare, il Manifesto, con doppia indicazione, direi così, dalle due parti. Di qua è l'incunabulo della nuova dottrina, che ha poi fatto il giro del mondo. Di è l'orientazione su le forme che esso esclude, ma di cui non reca l'esposizione e il racconto1.

 




1 Da parecchi anni - e sono già otto - nei corsi universitari che intitolo, o genesi del socialismo moderno, o storia generale del socialismo, o della interpretazione materialistica della storia, ho avuto agio e tempo d'impossessarmi di tale letteratura, e di ridurla ad una certa evidenza prospettica e sistematica. Cosa per se stessa difficile, ma soprattutto in Italia, dove non è tradizione di scuole socialistiche, e dove la vita del partito è così nuova, da non dare per sé esempio istruttivo di formazione e di processo. Ma questo saggio non è la riproduzione di alcuna delle mie lezioni. Le lezioni non sono i libri che servono a farle; né, pubblicando delle lezioni, si fanno per davvero dei libri, nel senso esplicito e pieno della parola.






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