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Paolo Mantegazza
Un giorno a Madera

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    • 5 - Reliquie di William e di Emma
      • 5 - Emma a William - Londra, 16 gennaio 18...
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5 - Emma a William - Londra, 16 gennaio 18...

 

In nome di mio padre che voi odiate, in nome del vostro amore per me, dimenticatemi, William.

Non sapete voi che soffro anch'io, che anch'io maledico quel destino di cui avete raccapriccio, quel destino che non è un sogno fantastico della nostra mente, ma che esiste, ma che è al di sopra di noi e più forte di noi? Povere gocce di un mare senza confini, noi dobbiamo al mare la nostra gioia, i nostri dolori. Il dovere esiste prima di noi, l'umana famiglia esiste prima di noi, e ad essa dobbiamo il nostro sacrificio di lagrime e di sangue. La creatura d'un giorno non ha diritto di spegnere il sole per riscaldaresola o il nido dei proprii amori.

Dimenticandomi, William, voi adempite un dovere, fate un atto generoso, nobile, grande, ed io lo adempio con voi. Nel vincolo di un santo dovere noi saremo stretti insieme per tutta la vita.

Ricordate pure la vostra Emma, ma amate un'altra donna; sopratutto dimenticatemi. L'amore non è tutto l'uomo, al di sopra di esso vi è il dovere, al di sopra di esso vi è la virtù, vi è la grandezza del sacrificio, vi è la felicità della famiglia umana. Tutte le creature che amano, tutte le creature ardono il loro fuoco d'amore; ma l'uomo soltanto può spegnere l'amore per diventare nobile e grande. Spegnete il Vesuvio, William, e ridiventate inglese.

Io non soffro meno di voi, ma so tenermi calma, ma so asciugare le lagrime, perché non cadano su questo foglio e vi lascino un fuoco che vi consumi, mio buon amico. Io son tutta inglese, sapete, e poi e poi, mio William, io ho sofferto sempre, io sono maestra del dolore, e voi vi ribellate contro la sventura, perché questo è il primo dolore che voi soffrite. È grande, è infinito, mio William; io lo so, mio William, quanto sia infinito; ma prima d'ora io ho pianto e mille volte e per anni e anni ho sofferto, sicché la mia vita mi par già assai lunga.

Ma questo dolore è il primo, è il più grande dei miei dolori; mi schiaccia, mi toglie tutte le mie forze, mi uccide. Non vi basta, mio William, ch'io vi dica questo? Non vi basta ancora? Volete sapere altro?

Io sola non mi son sentita il coraggio di combattere; e in quei tre giorni di silenzio nei quali la fantasia vostra mi figurava tutta intenta a tormentarvi, cercavo, imploravo ad altissima voce degli alleati. La mia buona zia piangeva con me, ma aveva ella pure bisogno di quella forza, che io le chiedeva.

Dopo due giorni di pianto, mio William, ho raccolto tanta forza che bastasse per recarmi dal vecchio medico di mio padre; colui ch'egli mi consigliò di consultare nei più gravi momenti della vita. Ebbene, quel buon vecchio, dopo aver passato con me un'intera giornata, mi ha imposto di partire dall'Inghilterra.

E quando voi leggerete questa mia lettera, io sarò già sul continente. Non domandate dove porterò i miei passi e i miei dolori. Lasciate solo una riga a casa mia che mi dica che voi mi ubbidite, che voi vivrete, che voi farete ogni sforzo per dimenticarmi, per trasformarvi in mio fratello. E poi, William, giuratelo, non mi cercate, fate di non scrivermi più mai.

Addio, mio William; non spegnete la vostra giovinezza, la vostra forza, il vostro genio in una sterile via che non può condurvi che alla disperazione. Siamo creature troppo deboli per combattere contro tutti. Che la vostra vita non sia una maledizione! Guardatevi intorno, vedete quante cose difficili potete fare: quante grandi verità potete conquistare; lavorate, consolate, rialzate i caduti, confortate gli avviliti, seminate la gioia e la verità intorno a voi.

Fate tutto questo per amor mio, per amore della vostra

 

      sorella EMMA.

 

 




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