Carlo Goldoni
La fiera di Sinigaglia

ATTO SECONDO

SCENA SESTA   Orazio, poi il Conte Ernesto

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SCENA SESTA

 

Orazio, poi il Conte Ernesto

 

ORA.

Questi son quei mezzani,

Che, per dritto o per torto,

Fanno trovar contanti,

E precipitan spesso i mercadanti.

Ma io, per dir il vero,

Per far di più di quello

Comportava il mio stato,

Da me stesso mi son precipitato.

CON.

Galantuom, vi saluto.

ORA.

Signor Conte,

Per dir la verità,

Mi potria favorir con più bontà.

CON.

Noi altri cavalieri

Il grado nostro sostener dobbiamo;

E non è poco se vi salutiamo.

ORA.

Grazie di tanto onor. (con ironia)

CON.

Voi specialmente

Da me non meritate

Trattamento civil.

ORA.

Chiedo perdono.

Nello stato in cui sono,

Creda vossignoria,

Fidar non posso la mia mercanzia.

CON.

Basta, vi compatisco, e non ostante

Che mi abbiate trattato un poco male,

Di voi fo capitale.

ORA.

In quel che posso

Son qui per ubbidirla.

CON.

Ho di bisogno

Di un abito per me,

Di uno per la mia dama, e le livree

Voglio per gli staffieri.

ORA.

Ed io la servirò ben volentieri.

Ma, signor...

CON.

Vi capisco,

Povero galantuomo!

Bisogno avete di danar. Sentite,

Danar per or non vi darò alla mano;

Vi darò, se volete, tanto grano.

ORA.

Ed io lo prenderò.

Ed io la servirò senza il danaro;

Ma mi assegni porzion del suo granaro.

CON.

Il granar di quest'anno

Per altri è già disposto,

Ma vi farò sicuro

Promettendovi il gran l'anno venturo.

ORA.

E se vien la tempesta?

CON.

In questo caso

Vi pagherò col vino.

ORA.

E se l'inverno

Fa le viti seccar?

CON.

Son cavaliere:

Pagherò ad ogni patto,

E si farà il contratto,

Idest un istrumento

Di pagar l'interesse al sei per cento.

ORA.

Coi mercanti del loco

Si può fare il contratto in tal maniera,

Ma non con quei che vengono alla Fiera.

CON.

Ma questa è un'insolenza.

Voglio essere servito,

E se il negate, vi farò pentito.

ORA.

Pian, pian, la non si scaldi, padron mio,

Che so scaldarmi anch'io.

CON.

Maggior rispetto

Mertano i pari miei.

ORA.

Son servitor di lei;

La venero e la stimo;

Ma se non ha denari,

Signor Conte padron, noi siam del pari.

 

Cosa val la nobiltà

Senza il lustro del contante?

Il signore ed il mercante

Non si stima, se non ha.

Non ho il capo cincinnato.

Non vo' lisciostuccato,

Ma mi faccio rispettar,

Se la quaglia fo cantar.

Mi fanno ridere

Questi zerbini

Senza quattrini,

Quando pretendono

Farsi stimar.

Non se n'avvedono,

Si fan burlar. (parte)

 

 

 


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