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Costanza, Isabella, Fabrizio, Anselmo
ANS. Mangiamoceli noi i denari che ci avrebbono a mangiar le liti. Questa sera ha da venirmi a trovar mio compare collo speziale e il dottore. Volete voi, Fabrizio, che diamo loro un po' di merenda?
FABR. Non siete voi il padrone, signore?
ANS. Ma io ho piacere che tutto quello si fa, sia concordemente fatto. L'aggradite voi, signora nuora?
COST. Sì signore, quello che è di vostro piacere, è di piacer mio.
ANS. Volete invitar nessuno, voi? (a Costanza)
COST. Non saprei chi invitare io, perché in oggi non si può trattar nessuno senza mettersi in soggezione. Da noi si va a letto presto, e pare, quando viene qui qualcheduno, che gli si faccia uno sgarbo a dirgli che siamo avvezzi a ritirarci per tempo. Io godo la mia quiete; mi diverto colla mia famiglia, e non pratico volentieri.
ANS. Oh, si sta pur meglio soli. Mio compare e lo speziale sono come siam noi; e il dottore, che è ragionevole, si ritira per tempo.