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ANS. Regolatevi così, figliuolo, e non fallerete. Pochi negozi, ma sicuri: non intraprendete mai negozi nuovi con persone che non conoscete ben bene, e fidatevi poco di chi vi offre avvantaggi grandi.
FABR. Veramente quel progetto di mandar le sete per conto nostro e ritirarne poscia i lavori, pare, secondo il calcolo che ci fanno, che potrebbe rendere un venti per cento; ma ci sono vari pericoli come voi riflettete prudentemente.
ANS. Volete veder chiaro il maggior de' pericoli? Quello che a noi suggerisce un negozio sì vantaggioso, perché non lo fa da sé? Qualche cosa c'è sotto. Io non soglio pensar male di nessuno; ma in materia di mercatura si vedono tanti cattivi esempi, che il pensar male in oggi è diventata la prima massima del commercio.
NAR. È qui il signor Raimondo che vorrebbe parlar con lei.
ANS. Bellissima! la moglie dalla moglie, il marito dal marito. Questi fanno le visite al contrario della gran moda.
FABR. Bisognerà ch'io lo faccia venire. (ad Anselmo)
FABR. Ditegli che è padrone. (Nardo parte)
ANS. Io me n'anderò a fare una cosa fuori di casa.
ANS. Ve lo dirò, ma che nessuno lo sappia. Una povera famiglia civile non ha pan da mangiare, le porto questo zecchino. Credo che non vi dispiacerà ch'io lo faccia.
FABR. Oh signor padre, dategliene due, se veramente ha bisogno.
ANS. Per ora questo le può bastare. Ma non lo diciamo a nessuno. Parrebbe, se si sapesse, che volessimo far pompa d'un po' di bene che il cielo ci ha dato. Non l'ha da sapere il mondo; basta che si sappia lassù. (parte)