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ANS. Va, va a terminare di consolarla. (dietro a Fabrizio) Gioventù benedetta! E così tu non solleciti il desinare? (a Nardo)
NAR. Aspettava che volesse sapere il desinare che c'è.
NAR. Che hanno i padroni, che mi sembrano corrucciati?
ANS. Curiosaccio! sei stato qui per sentire, eh? non per dirmi del desinare.
NAR. Mi dispiacerebbe tanto, che i padroni si adirassero fra di loro; non ne siamo avvezzi noi a vederli adirati.
ANS. E non lo sono nemmeno adesso. È stato un poco di pissi pissi di certe genti; ma non è niente. E così, che abbiamo noi da desinare?
NAR. Un arrosto di piccioncini.
ANS. C'è da star poco bene per me.
NAR. E ci saranno delle polpette.
ANS. Oh, queste sì. Fanne molte di queste, che sono per me una gioia.
NAR. Vi sarà poi...
ANS. Vanne, vanne, che il tempo passa
NAR. Vado subito. (Son curioso di sapere che cosa è stato; può essere che Lisetta lo sappia). (da sé, e parte)