IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Isabella, Franceschino e detto.
ISAB. Eccoci, siam belli e lesti.
ANS. Cecchino, mi vuoi tu dire la canzona della colezione?
FRANC. Signor sì; anche l'Isabellina.
ISAB. La dirò anch'io, che la so dir bene.
ANS. Datemi da sedere, che la vo' godere agiato.
FRANC. Ecco, signore. (gli dà la sedia)
ANS. Via, dite su, carini. (Non darei questo divertimento per un operone di quelli del tempo mio). (da sé)
ISAB. Madre mia, la colezione.
FRANC. Figlia mia, che t'ho da dare?
ISAB. Lascio a voi l'elezione,
FRANC. Egli è ver che non si chiede,
Vuol così l'obbedienza;
Un'amplissima licenza;
Perché stata sei bonina,
ISAB. Grazie, grazie, madre mia.
Chiederò. Che cosa mai?
Una cosa che non sia
Piglierei la cioccolata.
FRANC. Son pei vecchi cose valide
Il caccao sostanzioso.
ISAB. Del dolcissimo sapore
Compiacere, è ver, mi soglio;
N'ho abbastanza, e non la voglio.
FRANC. Acqua nera, polve amara
Per destar le convulsioni;
ISAB. Col caffè non faccio tresca,
Che dormir non voglio a stento;
Convulsioni non mi accresca,
Che pur troppo me le sento:
FRANC. È indigesto il latte ancora,
E s'accaglia nel ventricolo
Può incontrar qualche pericolo.
ISAB. Vada dunque il latte in bando,
Che arrischiarsi non conviene;
Beverollo allora quando
Sarò certa di far bene.
FRANC. Sia lo svizzero, o l'indiano,
Sia di foglia, o sia di fiore,
Che degli altri è tè migliore,
Sarà sempre tal bevanda
ISAB. Se mi par d'esser in caso
FRANC. Oscurar suole la mente,
Che han le donne il cervel duro,
ISAB. Lasciam star, non vo' col vino
Ché pur troppo per destino
Se ogni cosa è a me importuna,
Digiunar non ti farà;
Quanto possa so ancor io
ISAB. Giubilar mi sento il core.
FRANC. Per vederti più grassetta,
Ritondetta e più bellina,
ISAB. Presto, presto, ch'io vi godo
FRANC. Una zuppa nel buon brodo.
ISAB. Sarà buona, ma per poco:
Sta alla vostra discrezione
FRANC. Così disse a mamma cara
La figliuola rispettosa;
ISAB. Più gradita al suo desio,
ISAB. Che ne dite, non è bellina? (ad Anselmo)
ANS. Chi ve l'ha data questa canzona? (a Franceschino)
FRANC. Uno scolare che va alla scuola dove vado io.
ANS. L'hanno sentita vostro signor padre, vostra signora madre?
FRANC. Non ancora.
ISAB. La vogliamo dire dopo desinare.
ANS. Fate a modo mio, figliuoli: non la fate loro sentire. Non istà bene che voi altri ragazzi vi facciate lecito di domandare cioccolata, caffè e altre cose che si contengono nella canzona. Se mi volete bene, voglio che mi facciate un piacere.
ANS. E anche da voi lo voglio. (ad Isabellina)
ANS. Non voglio che mai più la diciate a memoria, né piano, né forte, né in compagnia, né da voi altri soli; e se volete esercitar la memoria, e imparar dei versi, ve ne darò io dei più belli. Questi sono scritti male, vi faran poco onore. Ve ne darò io de' più belli assai. Me lo farete questo piacere?
FRANC. Volentieri, signore. Ecco qui la carta; ne faccia quello che vuole; io le prometto di non recitarli mai più.
ISAB. Anch'io farò lo stesso. Non mi ricorderò nemmeno d'averli veduti. Ma ci ha promesso di darcene di più belli.
ANS. Sì, ve li darò; non dubitate.
FRANC. Anderò, se si contenta, a terminare la mia lezione.
ANS. Sì, figliuolo, andate, che il cielo vi benedica.
FRANC. Avremo dei versi belli. Oh che gusto, Isabellina!
ISAB. Questi non si dicono più.
ISAB. Me li darà a me il signor nonno?
ANS. Sì, a tutti due.
ISAB. Vado a dirlo alla signora madre.
ANS. Non ci andate ancora dalla signora madre; aspettate ch'ella vi chiami.
ISAB. Anderò da Lisetta, dunque.
ISAB. Se me li dà stassera i versi, dimani glieli so dire (parte)
ANS. Che bella docilità! Cielo, ti ringrazio. Ma questi compagni alla scuola... Voglio andare or ora per l'appunto dal maestro suo, a dirgli che vi badi un poco. Se uno scolare gli ha dato la canzona con innocenza, un altro gliela può spiegar con malizia. Sempre pericoli in questo mondo, sempre pericoli. (parte)