Carlo Goldoni
La buona famiglia

ATTO TERZO

SCENA TERZA

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SCENA TERZA

 

Costanza, poi Raimondo

 

COST. Può anche darsi ch'egli venga da me per le gioje sue, che con i cento scudi alla mano voglia ricuperarle.

RAIM. Permette la signora Costanza...

COST. Scusi di grazia, se l'ho fatta un po' trattenere. A quest'ora, chi è alla direzione della casa, ha sempre qualche cosa che fare. I figliuoli non sanno stare senza di me; ciò non ostante, sentendo ch'ella ha qualche cosa da comandarmi, non ho voluto mancare.

RAIM. Né io son qui per incomodarvi. Favoritemi, in grazia. È egli vero dunque che mia moglie ha dato a voi in ipoteca un paio di pendenti e un anello, per l'imprestito di cento scudi?

COST. Verissimo.

RAIM. Potrei aver io il piacere di vederle codeste gioje?

COST. Signore, se vi basta vederle, non ho difficoltà di rendervi soddisfatto.

RAIM. Siccome la moglie mia si è fatto lecito d'impegnarle, posso ancora temer di peggio. Desidero per quiete mia di vederle.

COST. Vi servo subito. (parte)

RAIM. (Va a prenderle; dunque ci sono. Dubitavo di qualche inganno, benché sappia che sono genti da bene, e specialmente la signora Costanza è di buonissimo cuore. Chi sa che con un poco di buona maniera non mi riuscisse riaverle senza il denaro ancora!) (da sé)

COST. Ecco qui, signore, i pendenti e l'anello. Li riconoscete voi? Sono dessi?

RAIM. Verissimo, sono dessi. Ecco la bell'azione di mia consorte. Se voi andaste ad impegnare la roba di casa vostra senza parteciparlo al marito, che direbbe egli di voi?

COST. So che volete dirmi. Mi condannate per averle fatto piacere; pazienza, questo è il merito ch'io ne ho; ma sappiate che non mi sarei indotta a farlo, se ella non mi avesse svelate le piaghe di casa sua.

RAIM. Da chi derivano queste piaghe?

COST. Non lo so, signore, e non mi curo saperlo.

RAIM. Ella lo fa per i capricci suoi; né io ho bisogno per il mantenimento di casa mia, che s'impegnino le mie gioje.

COST. Via, signor Raimondo, sono cose queste da accomodarsi fra di voi due, senza far scene fuori di casa. L'altar delle gioje è diviso con giusta distribuzione: cento alla moglie, dugento al marito; e poi non occorre diciate altro. Chi mi porterà i cento scudi, avrà i pendenti e l'anello. Un'altra cosa mi preme un poco più di sapere: che altri interessi può avere la signor'Angiola con mio marito? Non ardisco già pensar male: sarei una donna indegna, se volessi adombrare col pensiero soltanto il di lei onore; ma non vorrei ch'ella si prendesse qualche altro arbitrio; che mio marito, che è di buon cuore, le prestasse degli altri denari, e voi aveste da lamentarvene, e forse forse concepiste voi quel sospetto di vostra moglie, ch'io non ardisco formare di mio marito.

RAIM. Non saprei; ma mia moglie è una pazzarella. Non ha avuto giudizio mai, e dubito sia difficile che averlo voglia per l'avvenire.

COST. Se voi parlate di lei con sì poco rispetto, che volete dunque ne dican gli altri?

RAIM. Povero me, che mi è toccata in sorte una mogliedolorosa!

COST. Signore, sia di uno, sia dell'altro il difetto, mi duole delle discordie vostre, ma è inutile che meco ve ne lagniate.

RAIM. Ah, se mi fosse toccato in sorte una donna amabile qual siele voi!

COST. Mi prendete in iscambio, signore.

RAIM. La vostra bontà congiunta alla bellezza vostra...

COST. Lisetta. (chiama)

 

 

 


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