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CAM. Zitto, che siate maledette! Sempre strepiti sull’osteria. Favoriscano, signori, chi è di lor signori che ha nome Pasqualino?
PASQUAL. No me cognossè? Mi gh’ho nome Pasqualin.
CAM. Compatisca, son forestiere. È poco che io sono in Venezia, non la conosco.
CAM. Vi è un certo vecchio colla veste nera e la barba lunga, che cerca di vossignoria.
PASQUAL. Oh povereto mi! Mio pare.
LEL. Ditegli che non c’è. (al Cameriere)
PASQUAL. Sì, diseghe che no ghe son.
CAM. Io, che so vivere, gliel’ho detto, ma egli vuole salire assolutamente.
PASQUAL. Cossa farogio, povereto mi? Cari amici, lassè che me sconda.
ARL. Basta che la se contenta de pagar el disnar, e la se sconda quanto che la vol.
PASQUAL. Sì ben, pagherò. Lasseme sconder; andè via, lasseme qua mi; pagherò mi.
LEL. Non abbiate soggezione...
PASQUAL. Velo qua ch’el vien. (si asconde sotto la tavola)