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La marchesa Beatrice, il marchese Ottavio e Catte nascosta
OTT. Ben venuta la signora marchesa.
BEAT. Ben trovato il signor marchese.
BEAT. Il solito destino. Li ho persi tutti.
BEAT. Buon pro faccia a lei, che si divertisce col vino di Cipro.
OTT. Che vuol fare! Mi sentiva lo stomaco debole, voleva un poco ristorarmi.
BEAT. Seguiti, mangi pure la sua zuppa.
OTT. Si serva vossignoria, non m’importa.
BEAT. Io non ne voglio.
BEAT. Perché son venuta io, non volete altro.
OTT. Ehi, dammi il vestito con gli alamari d’oro.
BRIGH. (Nol ghe n’ha altri). (da sé. Va e torna coll’abito)
BEAT. Che diavolo! vi sono odiosa?
BEAT. Denari non vi sarà più caso d’averne.
OTT. Tira ben su da questa parte. (con collera)
BEAT. Datemi almeno il mio mezzo filippo.
OTT. La spada. (a Brighella, che lo va servendo)
BEAT. Vi ho pur prestati io quattro zecchini.
OTT. La spada, il cappello, il bastone. (a Brighella, alterato)
BEAT. Fate il sordo? Non mi rispondete?
OTT. (La Catte... se la trova... eh, non m’importa) (da sé)
OTT. Per servirla. (le fa una riverenze, e parte con Brighella)