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La contessa Beatrice ed il conte Ottavio, poi un cameriere
BEAT. Voi ridete, e Clarice si lusinga.
OTT. (Ora le vuò dar gusto). (da sé) Ma cara signora cognata, per questi umani riguardi vorreste permettere che un povero galantuomo avesse a patire?
BEAT. Eh, non siete più ragazzo.
OTT. Appunto per questo. Quando io era ragazzo, poteva sperar qualche buona avventura; ora, se non mi marito, per me non vi è altro.
BEAT. Dunque vi volete ammogliar davvero?
OTT. Se trovassi chi mi volesse, perché no?
BEAT. Trovereste anche troppo da rovinarvi.
OTT. Si è rovinato anche il povero mio fratello, posso rovinarmi ancor io.
BEAT. Mi maraviglio di voi. Vostro fratello ha avuto una moglie savia.
OTT. Oh perdonatemi, non mi ricordava che foste voi la vedova di mio fratello.
BEAT. Volete empire questa casa di donne?
OTT. Sì: più donne che vi saranno, avremo più amici che ci verranno a trovare.
BEAT. Che caro signor cognato! L’avete trovata la sposa?
OTT. Ne ho tre o quattro, e non so chi scegliere.
BEAT. Prendetele tutte.
OTT. Se potessi, perché no?
BEAT. Volete che ve la dica: vi crescono gli anni, e vi scema il giudizio.
OTT. Avanti che vada il resto, vo’ prender moglie.
BEAT. Due matrimoni in una volta?
OTT. Io non entro nella sua camera, né egli nella mia.
OTT. Vi sono dei letti anche per otto.
BEAT. Mi sento rodere dalla rabbia.
OTT. Poverina, vi compatisco. Vorreste un pezzo di marito anche voi?
BEAT. Meritereste ch’io lo facessi.
OTT. Capperi! sarebbe un gran castigo.
BEAT. Porterei la mia dote fuori di casa.
OTT. Mi confido che vi andereste anche voi.
BEAT. Mi dispiacerebbe per il mio figliuolo.
OTT. Oh, grand’amore è quello dei genitori verso i figliuoli! Non vedo l’ora anch’io di vedermi d’intorno tre o quattro bambini, che mi consolino.
BEAT. Voi lo fate per farmi arrabbiare.
OTT. Voi vi arrabbierete, ed io mi goderò la bella sposina.
BEAT. Ancora nol posso credere.
OTT. Signora cognata, osservate questo bell’anello.
BEAT. Questo è un anello da sposa.
BEAT. L’avete comprato per vostro nipote?
OTT. L’ho comprato per la mia sposa.
BEAT. Mi vien un caldo, che non posso più.
OTT. (Far arrabbiar le donne è la più bella cosa del mondo!) (da sé)
CAM. Illustrissima, la signora donna Eleonora manda l’ambasciata che vorrebbe riverirla.
OTT. Oh cara donna Eleonora! È una vedovina garbata.
CAM. È colla marchesina sua nipote.
OTT. La marchesina Rosaura, che sarà vostra nuora.
BEAT. Mia nuora? Ditele che non ci sono. (al Cameriere)
OTT. Oh spropositi! Mi maraviglio di voi, signora cognata. In questo c’entro ancor io. Il partito di matrimonio è stato maneggiato da me, e se non la volete ricever voi, anderò nel mio quarto e la riceverò io.
BEAT. Bene, bene, la riceverò. Ditele che è padrona. (Cameriere parte) Ma su questo matrimonio vi è molto da discorrere.
OTT. Che obbietti potete avere contro di un tal matrimonio?
BEAT. A me non è stato parlato nelle convenevoli forme.
BEAT. Io, come madre, doveva essere la prima a saperlo.
OTT. Perdonate, non ci ho pensato. Ma correggerò l’errore. Voi sarete la prima a saperlo, quando mi mariterò io.