Carlo Goldoni
Il cavalier di buon gusto

ATTO PRIMO

SCENA QUATTORDICESIMA

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SCENA QUATTORDICESIMA

 

Il conte Ottavio, donna Eleonora e la marchesina Rosaura.

 

OTT. Buon viaggio a lei. Signore mie, non fate caso del temperamento di mia cognata.

ROS. Ma io sono in grado di doverne far caso; poiché se avessi a essere la di lei nuora, mi metterebbe in pensiero il soffrirla.

ELEON. Signor conte, favorite, venite qui, sedete in mezzo di noi e discorriamola, giacché non vi è la contessa Beatrice.

OTT. Oh, fortunatissima occasione d’essere fra due belle dame. (siedono)

ELEON. Che dite di mia nipote, non è una giovine di tutto garbo?

OTT. Sì certamente, ha uno spirito delicato. È una di quelle che innamorano più tacendo, che parlando.

ROS. Avete ragione, poiché sono scipite le mie parole.

OTT. No, signora, mi spiego. Le vostre parole ripiene di modestia ponno mettere in soggezione un amante: ma i vostri occhi a dispetto vostro innamorano. (Tutte le donne hanno piacere a sentir lodare i loro occhi). (da sé)

ELEON. Non dico per dire, ma il conte Florindo potrà chiamarsi felice, se avrà una sposa di tal carattere.

OTT. Certamente, una sposadegna mi fa invidiare la sorte di mio nipote.

ROS. Signore, voi vi prendete spasso di me.

ELEON. Caro conte, dite il vero, vi ammogliereste voi?

OTT. Io non ho giurato di non prender moglie.

ELEON. Quanto sarebbe meglio per la vostra casa, che voi vi accompagnaste! Questo vostro nipote, non si sa come possa riuscire.

ROS. Egli è nato dalla contessa Beatrice, non si può sperare che sia un agnello.

ELEON. Voi siete un cavaliere pieno di ottime qualità.

ROS. Felice quella sposa, che fosse degna d’un tal consorte.

OTT. Signore mie, voi mi fate entrare in superbia. In verità mi fate venire la voglia di matrimonio.

ELEON. Se vi dichiarate, non vi mancheranno partiti.

ROS. Voi meritate d’esser preferito ad ogni altro.

OTT. Marchesina, mi preferireste voi a mio nipote?

ROS. Signore, la mia età non mi permette rispondervi.

OTT. Eh, avete detto tanto che basta.

ELEON. No, conte, l’età di Rosaura non è proporzionata alla vostra. A voi si conviene una dama che sappia conoscere il vostro merito.

OTT. Una vecchia io non la voglio.

ELEON. Non dico vecchia; ma non tanto giovane.

. (La cara signora zia parla per se medesima). (da sé)

OTT. Vorrebbe essere, per esempio, così della vostra età.

ELEON. Per l’appunto. Vi tornerebbe a maraviglia.

OTT. E se fosse vedova, anderebbe bene?

ELEON. Meglio per voi.

OTT. Meglio per me? Di ciò, compatitemi, non sono intieramente persuaso.

ELEON. Una vedova ha più giudizio di una ragazza.

OTT. Che dite, signora Rosaura, siete persuasa di quello che dice la signora zia?

ROS. Io dico che ognuno difende la propria causa.

OTT. Via, ora tocca a voi a difender la vostra.

ROS. A una fanciulla non è lecito parlare di queste cose.

OTT. Se non la volete difender voi, la difenderò io. Voi siete una giovine di tutto garbo; non è vero, signora donna Eleonora?

ELEON. Oh! di garbo, per quanto che porta la sua età, e la scarsa educazione che ha avuto. Per altro compatitemi, nipote, per un cavaliere di spirito non sareste il caso.

ROS. Sarà come dite. Io non ho né spirito, né autorità per sostenere il contrario.

OTT. Ma, cara donna Eleonora, avete pur detto voi che il conte Florindo potrà chiamarsi felice con una sposa di tal carattere.

ELEON. Oh! per un ragazzo è bella e buona; ma per un uomo non sarebbe il caso.

ROS. (La signora zia mi fa delle buone raccomandazioni). (da sé)

OTT. Mio nipote è venuto a Napoli. Fra lui e la marchesina si è trattato il matrimonio, ma non si è concluso. Egli vi ha da prestare l’assenso, e mi dispiacerebbe infinitamente che non volesse ammogliarsi.

ELEON. In quel caso ammogliatevi voi.

OTT. Sì; in quel caso potrei io esibirmi alla marchesina.

ELEON. Oh! la marchesina non è a proposito per voi.

ROS. (Queste vedove sono invidiosissime delle fanciulle). (da sé)

OTT. (Donna Eleonora, istruitemi voi a chi in tal caso potessi io applicare). (piano a donna Eleonora)

ELEON. (Ad una donna che vi ama, ad una donna la quale, corretti i grilli della gioventù, sa conoscere il prezzo delle fiamme amorose). (piano al Conte)

OTT. (Dite bene; a suo tempo mi prevarrò del consiglio). (come sopra)

ELEON. (Parmi che il conte non mi disprezzi). (da sé)

OTT. Cara la mia marchesina, voi siete assai bella.

ELEON. Via, non la burlate più, povera ragazza.

OTT. In verità, mi piacete.

ELEON. Conte Ottavio, voi vi prendete spasso di mia nipote.

ROS. Signore, sentite che cosa dice la signora zia?

OTT. Via, cara donna Eleonora, già ci siamo intesi; ma lasciate ch’io faccia giustizia al merito della marchesina.

ELEON. Orsù, conosco che l’avete presa per mano, che la beffate. Povera nipote, non ho cuore di vederla deridere. Andiamo via. (s’alza)

OTT. Signora Rosaura, io non son capace di una mala azione.

ROS. So di che siete capace voi, e di che è capace la signora zia.

ELEON. Animo; andate avanti. (a Rosaura)

ROS. Serva umilissima.

OTT. Addio, sposina adorabile.

ROS. (Mia zia m’uccide cogli occhi). (da sé, parte)

ELEON. Che dite della sfacciataggine di mia nipote? Eh signor conte, felice quello che può sposare una donna di mezza età. (parte)

OTT. Oh che piacere! oh che divertimento! oh pazzi quelli che sospirano per le donne! Chi sa fare, se le fa correr dietro. In oggi questa è la vera regola: scherzar con tutte e non accendersi di nessuna.



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