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BRIGH. Illustrissimo, la signora marchesina ringrazia tutta sta nobile conversazion per i brindesi che ghe son stà fatti, e principalmente la ringrazia l’illustrissima siora contessa Beatrice del brindese cortesissimo che la gh’ha fatto, degnandose de chiamarla col nome de niora, e la protesta d’esserghe serva devota, e come fia obbediente.
OTT. Bravo; questa è un’ambasciata fatta con buonissima grazia. Il mio maestro di casa si porta bene. Che dite, signora cognata, siete contenta dell’espressioni della marchesina?
BEAT. Ha poi ella detto veramente così? (a Brighella)
BRIGH. Cussì, da omo d’onor, da mistro de casa onorato.
OTT. Fate avvisare la marchesina, ch’or ora saremo tutti da lei. (a Brighella)
BRIGH. Subito la servo. (parte)
OTT. Signora baronessa, favorisca. (offre la mano a Clarice)
ELEON. Signor conte, a venir qui ha favorito me.
OTT. È vero, non posso disertare. Conte Lelio, servite voi la baronessa.
CLAR. Qua, qua, contino, favoritemi voi. (parte col Contino)
LEL. (Sgarbata! senza civiltà! Mi tratta così, perché non mi fo mangiare il mio). (da sé)
OTT. Via, servite mia cognata. Contessa, andiamo. (parte con Eleonora)
LEL. (Manco male. Da questa posso sperare quel che non posso sperar da quell’altra. In occasione di nozze si faranno de’ buoni pranzi). (parte con Beatrice; Pantalone e Dottore seguono)