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Martuccia: Signore, che venite voi a far qui? Avete scelto un cattivo momento. Tutta la casa è immersa nel dispiacere.
Valerio: Già ne dubitava. Ritorno in questo momento dal procuratore del signor Dalancour; io gli ho offerta la mia borsa ed il mio credito.
Martuccia: Questo è un oprar virtuoso. Nulla è più generoso della vostra azione.
Valerio: Il signor Geronte è in casa?
Martuccia: No. Il servitore m'ha detto che l'aveva veduto col suo notaro.
Martuccia: Sì. Egli ha sempre qualche affare. Volevate forse parlargli?
Valerio: Sì; voglio parlare con tutti. Io veggo con pena il disordine del signor Dalancour. Son solo; ho beni di fortuna; ne posso disporre. Amo Angelica; vengo ad offrirgli di sposarla senza dote, e dividere seco il mio stato e la mia fortuna.
Martuccia: La risoluzione è ben degna di voi. Nulla più di essa mostra la stima, l'amore, la generosità.
Valerio: Credete voi ch'io potessi lusingarmi?...
Martuccia: Sì, tanto più che madamigella gode il favore di suo zio, e ch'egli vuole maritarla.
Martuccia: Sì.
Valerio: Ma se vuole maritarla, vorrà parimente esser egli solo padrone di proporle il partito.
Martuccia: (dopo un momento di riflessione) Potrebbe darsi.
Valerio: È forse questa una consolazione per me?
Martuccia: Perché no?... (ad Angelica, che s'inoltra spaventata) Venite, venite, madamigella.