Signore, un gran segreto vengo a svelare a voi;
un prodigio del cielo rileverete in noi.
Schiavo fui fatto in mare da un algerin mercante,
E fui forzato in Tunisi a prendere il turbante.
Feci il corsaro anch'io, girando qua e là,
E poscia di Marocco mi fecero bassà.
A caso nel serraglio, non so dir come, andai;
Vidi quella ragazza, di lei m'innamorai;
Ma disperando altronde poterla conseguire,
Pensai di farla meco da Tunisi fuggire.
Il tempo, il luogo, il modo da noi si concertò,
Or non vi narro il come, un dì vel narrerò.
Bastivi che una notte, sopra una saica uniti,
Siamo con trenta schiavi da Tunisi fuggiti.
Posi nel bastimento tutto l'argento e l'oro:
Abbiam (nessun ci sente), abbiam nosco un tesoro.
In abito succinto andiam di pellegrini,
Ma una cintura ho piena di doppie e di zecchini.
Portai quel che ho potuto, ma si è investito il più
In vini ed uve passe, passando da Corfù.
Ora, signor mio caro, siamo da voi venuti,
Chiedendo protezione pria d'esser conosciuti.
Tornando al suo paese un uom che ha rinnegato,
Puol esser giustamente fermato e gastigato.
Sposar noi ci vorremmo, e non sappiamo il come.
Sentito ho a decantare per tutto il vostro nome.
Si vede che mostrate la gentilezza in faccia.
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