Carlo Goldoni
Il cavaliere giocondo

ATTO QUARTO

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ATTO QUARTO

 

 

 

SCENA PRIMA

 

Camera

 

Donna Marianna ed il Marchese; poi un Servitore.

 

MAR.

Pur troppo sarà vero; l'ho veduto in effetto.

Poc'anzi Rinaldino m'ha perduto il rispetto.

Poco mancò che a lui non dessi una guanciata;

Ma principiar non voglio, la mano ho ritirata.

MARC.

Benedette le mani che dan con discrezione

Qualche guanciata ai figli, se porta l'occasione.

Per voi, signora mia, sarà un rimedio egregio

Staccarvelo dal fianco, e metterlo in collegio.

MAR.

Severa non m'impegno di mantenermi a lungo;

Avrò pena di morte, da lui se mi disgiungo.

Ma bilanciando in cuore l'affetto ed il periglio,

Meglio è che mi risolva distaccarmi dal figlio.

Dove credete voi che metterlo potessi?

MARC.

Parlo col cuore in mano, quando un figliuolo avessi,

Il collegio migliore prescegliere vorrei:

E il collegio di Parma per questo io sceglierei.

So che i suoi direttori sono i più saggi e destri,

So ch'è ben provveduto di pratici maestri,

D'uomini singolari, d'ottimi professori

Delle più belle arti, delle scienze migliori.

sol tende agli studi la loro applicazione,

Ma a dare ai giovanetti perfetta educazione.

Lor vengono ispirati quei nobili pensieri,

Che rendono apprezzati al mondo i cavalieri;

E vi è sì buona regola nel nobile recinto,

Che alla virtude il cuore soavemente è spinto.

Antichissima fama si è procacciata al mondo,

Di segnalati allievi fu sempre mai fecondo,

Crescendo a dismisura l'onor suo veterano

Per l'alta protezione dell'eccelso Sovrano:

Di lui, che dalle Spagne venne d'Italia in seno

Ad infiorar coi Gigli l'italico terreno,

Delle nobili scienze, dell'arti più onorate

Protettor generoso, provvido mecenate.

MAR.

Non so che dir, Marchese, vediam dunque di farlo;

Andiamo immantinente in Parma a collocarlo.

Ma vi vorrà del tempo, e con mio figlio io dubito

Non la duri don Pedro.

MARC.

Si può risolver subito.

Animo, risolvete.

MAR.

Povero Rinaldino!

MARC.

Povera voi, signora! Per voi sarà meschino.

MAR.

Chi è di ?

SERV.

Che comanda?

MAR.

Venga qui mio figliuolo. (il Servitore parte.)

Marchese, ho già risolto.

MARC.

Davver? me ne consolo.

MAR.

Ma s'ei negasse andarci, s'ei disperar mi fa?

MARC.

Usate con il figlio la vostra autorità.

MAR.

a questo segno non so senza tormento.

MARC.

Sta la rovina vostra nel vostro pentimento.

MAR.

Eccolo. Poverino! Da lui mi staccherò?

MARC.

Eh, fatevi coraggio.

MAR.

Ah, non resisterò.

 

 

 


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