Carlo Goldoni
Il cavaliere giocondo

ATTO QUARTO

SCENA SECONDA

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SCENA SECONDA

 

Rinaldino e detti.

 

RIN.

Da me che cosa vuole la mia signora madre?

MAR.

Udite, Rinaldino, voi non avete padre;

Tenervi al fianco mio non vo' più lungamente:

Mi converrà lasciarvi.

RIN.

Non me n'importa niente.

MARC.

Sentite? (a donna Marianna.)

MAR.

Si risponde così alla madre vostra?

RIN.

Dei schiaffi mi faceste testé veder la mostra.

Se il ben che mi voleste, non mi volete più,

Di prendermi le busse non son sì turlulù.

MARC.

Lo sentite? (a donna Marianna.)

MAR.

La mano di genitrice amante,

Quando percuote il figlio, d'ogn'altra è men pesante.

RIN.

Mani sentite ancora non ho sul viso mio.

Sian pesanti o leggieri, schiaffi non ne vogl'io.

MAR.

Bene, quand'è così, senza di me restate;

Ritornerò alla patria, ingrato.

RIN.

E quando andate?

MARC.

Merita certamente che gli portiate affetto. (a donna Marianna.)

MAR.

(Ah, non trattengo il pianto. Mi stacca il cuor dal petto).

RIN.

D'una grazia soltanto vi vo' pregar, signora,

Fate che anche don Pedro sen vada alla malora.

MAR.

Voi che far pensereste?

MARC.

Via, signora, tant'è.

Don Rinaldino vostro vuole restar con me.

Io lo tratterò bene; io gli darò dei spassi.

Andate, se volete; ei seguirà i miei passi.

Da me don Rinaldino avrà tutti i piaceri.

Resterete con me?

RIN.

Ci starò volentieri.

MARC.

(Ite, donna Marianna. Lasciatemi operare). (piano a donna Marianna.)

MAR.

(Soccorretemi voi). (piano al Marchese.)

MARC.

(Lasciatemi provare.

Ma impegnatevi meco ad una cosa sola:

Quel ch'io fo, sia ben fatto).

MAR.

Vi do la mia parola. (parte.)

 

 

 


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