Carlo Goldoni
Il cavaliere giocondo

ATTO QUARTO

SCENA QUARTA

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SCENA QUARTA

 

Altra camera

 

Il Cavalier Giocondo e Fabio.

 

CAV.

Io voglio questa sera che mi facciate onore.

Voglio una bella cena.

FAB.

La faremo, signore.

CAV.

Ma non voglio una cena, come le cene solite.

Voglio del stravagante; vo' delle cose insolite.

FAB.

Come sarebbe a dire?

CAV.

Che vi sien dei sapori

Altrove non sentiti dai nostri viaggiatori.

FAB.

Il cuoco ha preparato varie cosette buone.

CAV.

Questa volta ha da fare a modo del padrone.

Che minestra ci ?

FAB.

Riso.

CAV.

Non voglio riso.

Voglio un buon minestrone con varie cose intriso.

Suppa coi fegatelli di pollo e di piccione,

Erbe, trippe, ed intorno polpette di cappone.

FAB.

Volete che si sazino colla minestra sola.

CAV.

Voi non sapete niente, da voi non prendo scuola.

Vi saranno antipasti?

FAB.

Vi saran le animelle,

Il fegato con salsa, le dorate cervelle.

CAV.

No, no, per antipasto sono una cosa rara

I freschi cotichini, che vengon da Ferrara;

Bondiole parmigiane, salami modonesi,

Le grosse mortadelle dei nostri Bolognesi.

Vo' che ci sia di tutto.

FAB.

S'hanno a cavar la fame,

A forza di minestra, a forza di salame?

CAV.

Signor sì. Andiamo innanzi. L'allesso che sarà?

FAB.

Capponi.

CAV.

Non va bene, voglio una novità.

Voglio che per allesso questa sera ci sia

Di quella castratina che vien di Schiavonia.

Mi ricordo che a Chiozza io ne ho mangiato un .

FAB.

Ha un odore che appesta.

CAV.

Io la voglio così.

Vorrei un certo piatto che ho mangiato a Ferrara:

Era una cosa buona, era una cosa rara.

Era un ragù francese composto all'italiana,

Con zucchero, uva passa, pepe e salvia nostrana.

I polli in questa salsa erano più esquisiti,

Perché pria nello spiedo li avevano arrostiti.

FAB.

All'osteria li fanno tai piatti regolati

Coi pezzi che il innanzi si trovano avanzati.

CAV.

Altre due cose buone a Modona mangiai;

L'ho detto cento volte, e non ne vedo mai.

Ricordatelo al cuoco, vo' due torte compagne,

Una di latte e vino, ed una di castagne.

FAB.

Torta di latte e vino vi avrebbe preparato,

Se un vomitorio i medici vi avessero ordinato.

CAV.

L'arrosto che sarà?

FAB.

Piccioni e buon vitello.

CAV.

no, si cucini da latte un asinello.

Son di Scaricalasino, e voglio che si dia

Pietanza che allusiva è della patria mia.

FAB.

Benissimo; mi piace.

CAV.

Ditegli in due parole,

Che faccia quel ch'io dico, poi faccia quel che vuole.

Le cose che ho ordinate, vo' che ci sieno, e poi

Io mi rimetto al cuoco, io mi rimetto a voi.

Non parlo dei liquori, non parlo delle frutta:

Vi lascio, se volete, spogliar Bologna tutta.

Voglio che i forastieri parlin per tutto il mondo

Del gusto delicato del Cavalier Giocondo.

FAB.

Si farà, per servirvi, alcun de' vostri piatti.

(E i forestier diranno: e viva il re de' matti). (parte.)

 

 

 


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