Carlo Goldoni
Il cavaliere giocondo

ATTO QUARTO

SCENA QUINTA

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SCENA QUINTA

 

Il Cavalier Giocondo, poi Lisaura.

 

CAV.

Di buon gusto son io; e nell'andare in volta,

Di cose peregrine procuro far raccolta.

Allor che i viaggi miei averò terminati,

Voglio dare alle stampe i lumi che ho acquistati.

LIS.

Signore, i servitori, se non lo dite voi,

Non ci voglion dar nulla.

CAV.

Cenerete con noi.

LIS.

D'una cosa per altro non sono persuasa:

È ver che non si desina in questa vostra casa?

CAV.

È ver, signora sì; ed in questo paese

Son io sol che non desina, trattando alla francese.

LIS.

E quei che all'italiana sono avvezzi a trattare,

Per far l'usanza vostra, di fame han da crepare?

CAV.

Più buono questa sera vi riuscirà il convito.

LIS.

Una salsa preziosa suol esser l'appetito.

Dite, signore, intanto nulla per noi faceste?

CAV.

Non ancor. Converrebbe ch'io avessi cento teste.

Protezion, cerimonie, lettere, forastieri,

Tutti da me ricorrono, mercanti e cavalieri.

Son io tutto di tutti, tutto m'impegno in tutto.

Tutti ceniamo in prima; doman si farà tutto. (parte.)

 

 

 


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