Carlo Goldoni
Il cavaliere giocondo

ATTO QUARTO

SCENA UNDICESIMA

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SCENA UNDICESIMA

 

Madama Possidaria e detti.

 

POSS.

Serva di lor signori. Come stan queste dame?

MAD.

Le dame e i cavalieri si muoion dalla fame.

POSS.

Presto saran serviti. Sta lavorando il cuoco.

Favoriscan sedere. Tratteniamoci un poco.

GIAN.

Voi non avete fame? (A madama Possidaria.)

POSS.

Io no perché ho mangiato:

Una zuppa, un pollastro, e un poco di stufato.

PED.

Brava, Madama, in vero; e non chiamaste alcuno?

CON.

Voi vi siete pasciuta, e noi siamo a digiuno.

MAD.

Ecco qui i servitori. Pronta è la cena, affé.

POSS.

Favoriscan, signori. Noi beveremo il . (vengono i servitori col .)

MAD.

A quest'ora?

LIS.

Madama, altro ci vuol che questo. (a madama Possidaria.)

POSS.

Date lor da sedere. (ai servitori.)

PED.

Quando si cena?

POSS.

È presto. (tutti siedono.)

MAD.

Signori, allegramente, il ci hanno portato,

Per farci digerire quello che si ha mangiato.

MAR.

Io volentieri il bevo.

MARC.

Anch'io lo prenderò.

LIS.

Intanto le budella anch'io mi sciacquerò.

MAD.

Madama, questo qui, non mi pare indiano.

POSS.

Verissimo, Madama, questo è veneziano

Un'invenzion novella...

MAD.

Lo so, l'ho conosciuto.

Me ne fu regalato, e poi ne ho provveduto.

Buonissimo all'odore, gratissimo a pigliare;

Dicono ch'egli sia perfetto e salutare.

È un nuovo ritrovato che giova alle persone,

Che profitto all'arte, e onore alla nazione.

Un'altra tazza a me.

MAR.

Beveste molto presto.

MAD.

Io non m'annoio mai, quando bevo di questo.

POSS.

Io poi, per dir il vero, sia sera o sia mattina,

A prendere son usa il della cantina.

GIAN.

Il della cantina? Preziosissimo .

PED.

La bibita è cotesta, che piace ancora a me.

MARC.

(Tutti parlan, signora, e voi non dite niente?) (a donna Marianna.)

MAR.

(Son qui solo col corpo; non son qui colla mente).

MARC.

(Siete col cuore al figlio. Sempre alle cose istesse).

MAR.

(Ora stava pensando all'M, all'F, all'S).

MAD.

Ho finito anche questa. Che cosa or s'ha da fare?

PED.

Fino all'ora di cena star cheti, e sbadigliare.

MAD.

Almen don Alessandro mi dica una parola;

Dica perch'è partito, e mi ha lasciato sola.

ALES.

Madama, vi protesto... forse sarei tornato.

CON.

Sola non eravate! con voi v'era il cognato.

MAD.

Se i seccatori fossero conformi ai desir miei,

È ver, signor cognato, voi valete per sei.

CON.

Grazie alla sua bontà. (Per or soffrir bisogna). (da sé.)

POSS.

Dite, signora mia, vi è piaciuta Bologna? (a madama di Bignè.)

MAD.

Sì, mi è piaciuta assai. Amo la libertà.

Mi piace questa moda d'andar col taffettà.

A me, che in ogni cosa son risoluta e presta,

Pare una bella cosa trar il zendale in testa,

E andar dove si vuole con tutta confidenza,

Facendo qualche burla, e ancor qualch'insolenza...

MAR.

È ver, Bologna è bella; ma Roma è un cittadone...

MAD.

Quella non è da mettere con questa in paragone.

MAR.

Perché? non è magnifica?

MAD.

Perché, in una parola,

Più mi piace Bologna.

MAR.

(Vuol parlar ella sola). (da sé.)

LIS.

Venezia non è bella?

MAD.

È ver, ma mi fa male

Il moto della gondola, e l'odor del canale.

LIS.

Si va per terra.

MAD.

I ponti sono i tormenti miei.

M'è piaciuta la Piazza.

LIS.

(Vuol parlar solo lei). (da sé.)

POSS.

Voi che vedeste al mondo tante cittadi belle,

Avete mai veduto il mio Cavalcaselle?

MAD.

Dove diavolo è?

POSS.

È un paese, padrona,

Delizioso, bellissimo, sulla via di Verona,

In cui ci si sta bene col freddo e con il caldo,

In cui si sente l'aria spirar di Montebaldo.

MAD.

È una villa.

POSS.

Una villa? È un luogo nobilissimo.

MAD.

Me ne ricordo adesso. Ha un pozzo profondissimo.

POSS.

È vero, è cosa rara...

MAD.

Un uom che aveva meco,

Sentir in questo pozzo un mi fece l'eco.

Dell'eco volea dirmi cento caricature;

Ma io non ho pazienza d'udir queste freddure.

POSS.

Se voi di , signora, tornate un a passare..

MAD.

È una villa deserta.

POSS.

Non vuol lasciar parlare.

LIS.

(Che stravagante umore!) (piano a don Alessandro.)

ALES.

Eppure agli occhi miei... (piano a Lisaura.)

MAD.

Signor don Alessandro, mi rallegro con lei.

 

 

 


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