Carlo Goldoni
La cameriera brillante

ATTO SECONDO

SCENA SESTA

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SCENA SESTA

 

Clarice e detti.

 

CLAR. Signor padre.

PANT. Cossa me vegnìu a seccar? Cossa voleu?

CLAR. È vero che il signor Ottavio resta a pranzo con noi?

ARG. Sì, signora. È la verità.

CLAR. Io non parlo teco.

ARG. Ed io rispondo meco.

CLAR. (Temeraria!) (da sé) Dunque è vero ch'egli resta con noi? (a Pantalone)

PANT. Siora sì: xe vero.

CLAR. Bene; quando è vero questo, sarà anche vero che vi resterà il signor Florindo.

PANT. Per che rason mo?

CLAR. Perché io non devo essere da meno di mia sorella.

PANT. Cossa gh'intra vostra sorella?

CLAR. V'entra, perché il signor Ottavio è restato per lei.

PANT. No so gnente. Che el vaga via.

ARG. Che vada via? Dopo averlo invitato, che el vaga via?

PANT. Mi no l'ho invidà.

ARG. Chi gliel'ha detto che resti?

PANT. Ghe l'ho dito mi; ma savè come.

ARG. Dopo avergli detto che resti, che el vaga via? Che cosa dice la signora Clarice?

CLAR. Io non dico che vada via; dico bene che vi ha da restare il signor Florindo.

ARG. Oh, in questo poi la signora Clarice ha ragione.

PANT. La g'ha rason?

ARG. Sicuramente; ha ragione.

PANT. Vardè per la villa se ghe xe altri che voggia vegnir da mi.

ARG. Sì signore, vi è qualcun altro.

PANT. Chi, cara vu?

ARG. Il servitore del signor Ottavio.

PANT. Anca el servitor ha da magnar da mi? Mo perché? mo per cossa? Chi lo ordena, chi lo dise?

ARG. Argentina.

CLAR. Ecco chi comanda: Argentina.

ARG. Signora sì; questa volta faccio io. Non comando, ma persuado, convinco e faccio io; e che sia la verità, il signor padrone riceverà a pranzo con lui anche il signor Florindo, e non può fare a meno di farlo. Eccone la ragione. Qualcheduno dirà, se da pranzo al signor Ottavio, che lo fa per qualche secondo fine; così invitando anche l'altro, si dirà che fa un trattamento agli amici. Oltre di ciò il signor Florindo, sebbene è uomo selvatico, in questa occasione se ne avrebbe a male, se non fosse invitato. Il signor padrone, con un poco di minestra di più, soddisfa a tutte le convenienze, a tutti gl'impegni: salva il decoro, la politica, l'interesse. Soddisfa le figliuole e si fa un onore immortale. Ah? Che ne dite? (a Pantalone)

PANT. Veramente sta volta me par che abbiè dito ben. Siora sì; sarè contenta. Sior Florindo vegnirà a disnar con nu. (a Clarice)

CLAR. Ora non voglio che ci venga più.

PANT. No? Per cossa?

CLAR. Perché l'ha detto quella pettegola d'Argentina. (parte)

ARG. Ed io voglio che venga il signor Florindo.

PANT. Mo perché?

ARG. Perché non lo vuole quella pettegola di vostra figlia. (parte)

PANT. Tolè suso. Do matte, una più bella dell'altra. E intanto Arzentina no m'ha dito quel che la me voleva dir. L'ha tratto quel sospiro! Moro de voggia de saver per cossa che la sospirava. Gran barona che xe culìa, per farme far tutto a so modo; ma co se vol ben, se fa tutto. Gh'ho speranza che anca ella un la farà a modo mio. Dirò co dise i zogadori del lotto: Cento per el lotto, e una bona per mi. (parte)

 

 


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