Carlo Goldoni
La cameriera brillante

ATTO TERZO

SCENA TERZA

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SCENA TERZA

 

Argentina, poi Ottavio.

 

ARG. Oh, ero sicura che la faceva. Per me farebbe altro. E avanti domani spero che farà tutto.

OTT. Tenete la vostra parte. (con un foglio in mano)

ARG. Perché, signore?

OTT. Questa non è parte che mi si convenga. Ho recitato più volte in compagnia di principi e principesse, ho fatto sempre le parti da eroe; non posso adattarmi ad una parte di un uomo vile. Tenetela; non fa per me.

ARG. Caro signor Ottavio, ella non ha sentito tutta la commedia. Non può giudicare della sua parte.

OTT. Intendo benissimo. So quel che dico; e vi dico che non la voglio fare.

ARG. Signor Ottavio, brama ella per moglie la signora Flaminia?

OTT. Sì, Amore mi ha avvilito a tal segno. Per amore pospongo alla figliuola di un mercante il fiore della nobiltà.

ARG. Se vuole la signora Flaminia, ha da far quella parte.

OTT. Ma perché questo?

ARG. Tant'è: l'ha da fare.

OTT. La natura repugna.

ARG. L'umiltà è la virtù più bella degli animi grandi. Con questa ha da guadagnarsi la sposa; e s'ha da dire che il signor Ottavio ha condisceso a coprire sotto il manto dell'umiltà la grandezza de' suoi pensieri.

OTT. La farò. Sì, per questa ragione, Argentina mia, la farò. (parte)

 

 


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