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Argentina, Flaminia e Brighella; poi Clarice.
FLA. Non te l'ho detto? (ad Argentina)
ARG. Non importa. Andiamo alla scena seconda. Donna Aspasia, poi donna Lavinia.
FLA. Chi è questa donna Lavinia?
ARG. Dite quel che vi tocca dire. Suggerite. (a Brighella)
FLA. Se tutti gli uomini mi si prostrassero a' piedi, ancora non sarebbe bastantemente esaltato il mio merito. Che roba!
CLAR. Confesso anch'io che il vostro merito è singolare; ed io vengo cogli altri a tributarvi gli ossequi. (parla verso il popolo)
ARG. Signora, queste parole le dovete dire a lei.
CLAR. Sarà il sentimento ironico.
ARG. Prendetelo come volete.
CLAR. La sorte vi ha colmato di grazie. Siete una persona adorabile. (lo dice con ironia)
FLA. Gradisco l'espressioni sincere del vostro labbro.
CLAR. Sarei fortunata, se potessi servire una persona di sì alto merito. (con ironia)
FLA. Se avrete per me del rispetto, averò per voi della compiacenza.
CLAR. Prego il cielo vi feliciti con uno sposo. (come sopra)
FLA. Ed io prego il cielo vi riduca in grado di meritarlo.
CLAR. In quanto a questo poi, lo merito più di voi.
ARG. Questo nella parte non c'entra.
CLAR. Se non c'entra, ce lo metto io.
FLA. Terminerò io la mia scena. Voi non avete prerogative per farvi amare. Siete umile per soggezione, e il vostro animo altiero vi renderà sempre mai sprezzata e derisa. (Questo l'ho detto di gusto). (parte)