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Donna Isabella, Colombina e detti.
ISAB. Signor padre, ecco qui Colombina. Risponderà ella per me.
SANC. Hai da maritarti tu, e non Colombina.
COL. Signore, compatisca la sua semplicità. Ella non ha coraggio; dica a me ciò che le vuol proporre, e vedrà che risponderà a dovere.
SANC. Io le propongo il Conte per suo marito.
COL. Avete sentito? (ad Isabella)
ISAB. Sì.
COL. Che cosa dite?
COL. Lo volete?
ISAB. Sì.
COL. Signore, ella è disposta a far il voler di suo padre.
SANC. Già me l’immagino. Avete sentito? (al Conte)
CON. Io son contentissimo.
SANC. Ora è necessario far venire sua madre. Non è giusto che si sposi la figlia, senza ch’ella lo sappia.
ISAB. (Se viene mia madre non ne facciamo altro). (da sé)
CON. Voi dite bene, ma la signora donna Luigia è tanto nemica di sua figlia, che si opporrà, e non vorrà che si sposi. (a don Sancio)
ISAB. Signor padre, è invidiosa.
ISAB. Vorrebbe esser ella la sposa.
SANC. Come! Vorrebbe esser ella la sposa?
ISAB. Ha detto tante volte: Se crepa mio marito, voglio prendere un giovinetto.
SANC. Povera bambina! Può esser che succeda il contrario. Orsù, Colombina, va a chiamare donna Luigia, e dille che venga qui, senza spiegarle per qual motivo.
COL. Vado subito.
ISAB. Presto, presto.
COL. (Capperi! l’innocentina va per le furie). (da sé, parte)