Carlo Goldoni
La cantarina

PARTE PRIMA

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PARTE PRIMA

 

Madama Geltruda e Lorino

 

MAD.

Ve l'ho detto, e il torno a dir:

Gelosia non vuò soffrir.

LOR.

Ve l'ho detto, e lo dirò,

Che resistere non so.

MAD.

Sarò vostra.

LOR.

Tutto, o niente.

MAD.

Un trattare indifferente

Tollerare non si può?

LOR.

Non si può: madama no.

MAD.

Eh, che mi fate ridere.

Cotesta gelosia

Chiamasi in Inghilterra una pazzia.

Anch'io gelosa un tempo

Fui degli amanti miei nel mio paese;

Ora tratto all'inglese:

E da che in Londra a recitare andai,

Di simil pregiudizio io mi spogliai.

LOR.

Bene; me ne rallegro.

Ora che un'altra siete,

Dell'antico amor mio noia averete.

MAD.

No, caro, son costante

Al mio primiero amante.

Meco vi tenerò;

E se saprete far, vi sposerò.

LOR.

(Buono per me sarebbe.

Averà della roba, e le vuò bene!

Qualche cosa soffrir dunque conviene).

 

 

 

Castagna e detti.

 

CAST.

Con licenza, signori...

MAD.

La creanza

Da chi avete imparata?

Non si vien senza fare l'ambasciata.

CAST.

La prego perdonare,

M'ho voluto sfiatare

Chiamando, richiamando...

MAD.

E ben, chi siete?

Avanzate, parlate ed esponete.

CAST.

Parlo, espongo e ragiono.

Il servitore io sono

Del Marchese di Capra. Egli mi manda

A dire a lei, che lui...

Mi potrebbe capire...

La vorrebbe venir a riverire.

LOR.

Ditegli che or non puole. (a Castagna)

MAD.

Eh, signor no, (a Lorino)

Dite al Marchese che il riceverò. (a Castagna)

LOR.

(Almen quando ci sono,

Abbiate carità). (piano a Madama)

MAD.

(Eh, che non voglio usare inciviltà). (a Lorino)

Ditegli che è padrone. (a Castagna)

CAST.

Sì, signora,

Sarà da lei or ora.

È un signor ricco, e se gli parlo io...

MAD.

Via, portatevi ben.

CAST.

L'obbligo mio.

Ma signora... madama... c'intendiamo,

Per me farò polito;

Ma una man lava l'altra...

MAD.

Eh, v'ho capito.

LOR.

Che cosa v'intendete

Con questa frase di lavar le mani?

Ella non ha bisogno di mezzani.

MAD.

Eh tacete. (a Lorino)

CAST.

(Costui

Teme che usurpi a lui quel che gli va).

Ehi, zitto, che potrem fare a metà. (a Lorino, che mostra adirarsi)

 

No, non andate in collera,

Che il mio dover farò. (a Lorino)

Qua ve lo condurrò.

Splendido ; (a Madama)

Zitto per carità.

No, non andate in collera,

Che si dividerà. (a Lorino)

Avido troppo siete;

Tutto per voi volete?

Vivere e lasciar vivere

Vuole l'urbanità. (parte)

 

LOR.

E doverò soffrire

Trattamentoturpe e sì villano?

MAD.

Che cosa fu?

LOR.

Mi han dato del mezzano.

Voglio andar via.

MAD.

Vi prego di restare.

LOR.

Che figura ho da fare?

Marito? non lo sono, e non conviene.

Amante? non va bene.

Servitor? non vorrei che mi credesse,

O che mi supponesse,

Qualcosa di più bello.

MAD.

Fingere vi potete mio fratello.

Quando così vi onoro,

Non è certo per voi picciol decoro.

LOR.

Non vorrei...

MAD.

State zitto.

Se replicate più su quel ch'io dico,

Vi ripudio frate, vi scaccio amico.

LOR.

Basta; non parlerò.

A vedere starò quel che succede!

MAD.

Viene il Marchese; andate.

LOR.

Così mi discacciate?

MAD.

Ritornerete poi.

LOR.

Per carità: mi raccomando a voi.

 

Soffrirò fin certo segno;

Ma star saldo non m'impegno

Se mi veggo a trappolar.

Ah madama, gioia mia,

Non mi date gelosia,

Non mi fate disperar.

Quegli occhietti graziosetti

M'hanno fatto innamorar. (parte)

 

MAD.

Povero giovinetto!

Per dirla, è graziosetto.

Mi piace; e un giorno lo vogl'io sposare;

Ma una donna mia pari ha da trattare.

Ecco il signor Marchese

Voglio trattarlo alla maniera inglese.

 

 

 

Marchese e detta.

 

MAR.

Servitor di madama.

MAD.

Serva, serva umilissima. (inchinandosi)

MAR.

Servitore divoto.

MAD.

Ossequiosissima. (inchinandosi sempre più)

MAR.

Perdoni...

MAD.

Mi fa grazia...

MAR.

Se vengo...

MAD.

Obbligatissima.

MAR.

All'onor di servirla...

MAD.

Ossequiosissima. (sempre inchinandosi)

Vuol seder?

MAR.

Farà grazia.

MAD.

In altra stanza

Più calda andrem, se si compiace.

MAR.

Oibò:

Caldo è ancor questo loco.

Dov'è madama, vi è per tutto il foco.

MAD.

Scherza colla sua serva,

Scherza il signor Marchese gentilissimo. (s'inchina)

MAR.

Servitor umilissimo.

MAD.

Si degna

Di ber la cioccolata?

MAR.

Madama è sì garbata

Che non so ricusare.

MAD.

Mi dispiace

Che non sarà da paro suo di lei

MAR.

Quel che vien da madama

È sempre perfettissimo.

MAD.

Troppa bontà. (s'inchina)

MAR.

Servitor umilissimo. (s'inchina)

MAD.

Ehi, paggio. Da sedere. (al Paggio)

(Il Paggio porta due sedie, il Marchese la dritta a Madama)

MAD.

Troppo, troppo mi onora,

Marchese compitissimo.

Se vuol così... (inchinandosi siede)

MAR.

Servitor umilissimo. (s'inchina e siede)

MAD.

È molto ch'è in Bologna,

Dica, signor Marchese?

MAR.

Sarà all'incirca un mese.

Per vedere il migliore,

Giro l'Italia in questo luogo, in quello;

E d'Italia ho veduto oggi il più bello.

MAD.

Scherza.

MAR.

Dico davvero.

MAD.

Molto tempo

Si fermerà da noi?

MAR.

Sino ch'io viva, io resterei con voi.

MAD.

Ha moglie?

MAR.

No, madama.

MAD.

È libero, signore?

MAR.

Ho libera la man, ma non il cuore.

MAD.

E chi mai l'ha legato?

MAR.

Il vostro viso

Ameno, gentilissimo.

MAD.

Troppo onore, signor. (s'inchina)

MAR.

Servo umilissimo.

MAD.

Quando vuol favorir, signor Marchese,

Sarà sempre padrone

D'una sua serva.

MAR.

Sarà frequentata

La casa di madama.

MAD.

Non signore;

Non ci vien mai nessuno.

MAR.

(Principio a creder meno).

MAD.

Se voluto

Avessi in casa mia conversazione,

Abbenché senza merto,

Avrei la prima nobiltà.

MAR.

Sì certo.

MAD.

S'ella sapesse esibizion che ho avute!

MAR.

giustamente.

MAD.

M'han voluto dare

Diamanti grossi come noci. Io no:

Regali non ne vuò.

MAR.

Brava davvero.

MAD.

Posso farle vedere

Quattro o cinque scritture

Tutte matrimoniali

Con signori di rango principali.

MAR.

Quattro o cinque?

MAD.

Sicuro.

Ma io non me ne curo;

Ancor non ho trovato

Chi sappia agli occhi miei rendersi grato.

MAR.

Dunque nel vostro cuore

Sperare io non potrei.

MAD.

Niuno lo può sperar meglio di lei.

MAR.

Se tale onor avessi,

Sarei fortunatissimo.

MAD.

Sono a' comandi suoi. (inchinandosi)

MAR.

Servo umilissimo.

MAD.

(Eh, si va innamorando, a quel ch'io vedo).

MAR.

(Mi piace, a dir il ver, ma non le credo).

MAD.

(Allettarlo mi giova).

MAR.

(Voglio, se mi vuol ben, darle una prova).

Se non credessi offendervi,

Madama, vi offrirei

Questo picciolo anello.

MAD.

Grazie, signor Marchese; oh com'è bello!

MAR.

Ma se ne ricusaste

De' grossi come noci, io non ardisco...

MAD.

E pur dalle sue mani io lo gradisco.

MAR.

Obbligato, madama. (s'alzano)

Per or non ve lo do;

Presto ritornerò con un migliore.

(Voglio prima scoprir il di lei cuore).

 

Voi meritate, o bella,

Dono che sia maggior.

Spero di farmi onor;

Voi lo vedrete un .

L'anel vi porterò,

Ritornerò, sì sì,

Caro mio bene:

Non vi conviene

Questo, no no.

Non dubitate, ritornerò.

(parte)

 

MAD.

Tornerà, porterà; ma non saprei...

Più contenta sarei

D'averlo nelle mani.

Si potrebbe pentir da qui a domani.

 

 

 

Lorino e detta.

 

LOR.

Finalmente è partito.

MAD.

E lungamente

Non potete già dir che ci sia stato.

LOR.

Vorrei che prima se ne fosse andato.

MAD.

Volea darmi un anello.

LOR.

Eh, l'ho veduto.

MAD.

E per vostra cagion non l'ho voluto.

LOR.

Per me?

MAD.

Certo, per voi; perché non dite,

E non facciate poi meco una lite.

LOR.

Però ve l'ha provato.

MAD.

Eh, che c'è male?

Ha detto ed ha voluto far la prova

Che un ditin come il mio non si ritrova.

(Viene il Paggio colla cioccolata)

LOR.

Per me la cioccolata? (a Madama)

MAD.

Oh non signore.

LOR.

S'altri non c'è, possiamo

Beverla in compagnia.

MAD.

Eh, si può risparmiar. Portate via. (al Paggio che va via)

LOR.

Poco o nulla m'importa

Di ber la cioccolata,

Ma veggio che con me siete un'ingrata.

MAD.

No, che vi voglio bene.

Ma se lo stato vostro

Fa sì che a me non ne possiate dare,

Aiutatemi almen a risparmiare.

LOR.

Sempre per me non anderà così.

Verrà, verrà quel

Che ricca forse potrò farvi ancora.

MAD.

Io v'amo adesso, e vi amerò più allora;

E sarà tutta vostra,

Se il ciel così destina,

La grazia di madama Cantarina.

 

Questo volto, questa mano,

Che ciascun sospira invano,

Sol per voi si serberà.

Ma facciamo patti chiari:

Come stiamo di denari?

Siete senza? Via di qua.

Ne averò...

Far potrò...

Spenderò...

Donerò...

Il presente mi consola;

Il futuro, signor no.

Se ne avrete, mio sarete;

Ma fra tanto che si fa?

Con pazienza, con prudenza,

Tollerar vi converrà. (parte)

 

LOR.

Povero galantuomo,

Che mi tocca soffrir? Soffrir conviene

Per la ragione che le voglio bene;

E poi, per dir il vero,

Lontano da mio padre,

S'ella non mi aiutasse,

Non so de' fatti miei come l'andasse.

Chi è costui che ora viene?

In questa casa sempre gente nuova;

Ed aperta la porta ognun ritrova.

 

 

 

Il Marchese travestito alla militare con baffi, affettando il Tedesco italianato.

 

MAR.

Pon giorno, calantome.

LOR.

Riverisco.

MAR.

Stare madama in casa?

LOR.

Non signore.

(Se gli dico di no, se n'anderà).

MAR.

(Costui non mi vuol dir la verità!)

Mi dir dove madama star andata.

LOR.

Io non lo so, padrone.

MAR.

Tartaifle! doperar per mio bastone.

LOR.

(Ora sto ben). Se non lo so davvero!

MAR.

Mi dir: vostra madama

Star padrona di voi?

LOR.

No, mio signore;

Io non son servitore.

MAR.

Star marito?

LOR.

Né meno.

MAR.

Star amante di lei? Mi dir star quello?

LOR.

Stare, signore mio, star suo fratello.

MAR.

Fratello? qui venir.

LOR.

Cosa volete dir?

MAR.

Se voi parlate

Sorella parte mia,

Foler io regalar per cortesia.

LOR.

Grazie, bene obbligato.

Non sono accostumato,

Col grado ch'io sostegno di germano,

Alla sorella mia fare il mezzano.

MAR.

Che mezzano? Che dir?

Io non intender niente.

Star pricconata questa;

E foler mi pacar con tagliar testa.

LOR.

Aiuto, c'è nessuno?

 

 

 

Madama e detti.

 

MAD.

Cos'è questo rumore?

LOR.

Guardate quel signore:

Mi ha mezzo spiritato.

MAR.

Star, madama, per voi star disarmato.

MAD.

E chi è lei, mio signore?

MAR.

Star Barone tedesco,

Star ricca baronia,

Star generale de cavalleria.

MAD.

Eccellenza, mi scusi;

Serva sua riverente.

MAR.

Graziosa! Che foler? (voltandosi a Lorino che lo guarda)

LOR.

Non voler niente. (con timore)

MAR.

(Ora faccio di lei l'esperimento).

MAD.

(Molto c'è da sperare).

LOR.

(Oh che spavento!)

 

MAR.

Ie, Madame, star feduto

Perché fiso aver fenuto

Che me fatto innamorar.

MAD.

Obbligata a lei, signore,

Della grazia, dell'onore

Che si degna a me di far.

LOR.

Ah, vorrei che andasse via.

Fra timore e gelosia

Son vicino a delirar.

MAR.

Casa vostra molta gente.

MAD.

Oh signor, non v'è nessuno.

LOR.

Mia sorella non riceve.

MAR.

Che foler?

LOR.

Non voler niente.

MAR.

Da madama io fenirei.

MAD.

Sarà solo, solo lei.

LOR.

Non vi state ad impegnar.

MAR.

Che tu dir? (a Lorino, irato)

LOR.

Io non parlar. (con timore)

MAR.

Io foler donar anello. (a Madama, mostrandole un anello)

MAD.

Com'è bello! (osservandolo)

LOR.

Non lo state ad accettar. (a Madama, di lontano, con cenni dietro al Marchese)

MAR.

Che tu dir? (a Lorino, irato)

LOR.

Io non parlar. (con timore)

MAR.

(L'ho provata, signor sì,

Che con tutti fa così).

MAD.

(Se il Marchese tornerà,

Quello ancor si piglierà).

LOR.

(Io parlare non potrò,

Perché anelli non ne ho!)

a tre

Sto a vedere

Con piacere

Quel che al fin succederà.

MAD.

Quell'anello ha destinato... (al Marchese)

MAR.

Per madama star portato,

Ma saputo che Marchese

A madama dar più bello.

MAD.

No signor, non voglio quello;

Questo sol m'aggradirà.

LOR.

Mia sorella

Non è quella

Che accostumi far così. (alto al Marchese)

MAR.

Tu star zitto. (a Lorino, con collera)

LOR.

Signor sì. (tremando)

MAR.

Vorrei dar... ma dar non posso,

Portar altro bello grosso:

No star degno questo qua.

MAD.

Ah, mi piace in verità.

LOR.

No star bello.

MAR.

Zitto star. (come sopra)

LOR.

signore, non parlar.

MAR.

Di madama bella mano

Io folere almen baciar.

MAD.

La mia man vuol onorar? (gli la mano)

LOR.

Non lo posso sopportar. (sdegnato)

MAR.

Ah tartaiflet pist hainor. (contro Lorino, irato)

LOR.

signor. (tremando)

MAR.

Ah mainssoz di tutto cor. (a Madama, amoroso)

MAD.

Obbligata dell'onor.

MAR.

Bell'occhietto innamorar.

MAD.

Ma la prego di tornar.

LOR.

Non lo posso sopportar. (come sopra)

MAR.

Pist hainor. (a Lorino, irato)

LOR.

Sì, signor.

MAR.

Ah mainssoz. (a Madama)

MAD.

Di buon cor. (al Marchese)

a due

Io mi sento

Dal contento

Nel mio petto giubbilar.

LOR.

Non lo posso sopportar.


 

 

 


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