Carlo Goldoni
La cantarina

PARTE SECONDA

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PARTE SECONDA

 

Il Marchese in altr'abito alla francese, caricato, e Castagna; poi Madama

 

MAR.

Le madame d'oggidì

Quasi tutte fan così:

Han la bella proprietà

Di pigliar di qua e di .

Chi ha provato, già lo sa;

Chi nol crede, lo vedrà.

 

Madama non si vede;

Ancora è ritirata. Aspetterò.

Ché un piacerebel perder non vuò.

Ehi, Castagna.

CAST.

Signore.

MAR.

Voglio che ci prendiamo un po' di spasso

Con questa Cantarina;

Ha un'arte soprafina. Io l'ho provata:

E una burla gentil le ho preparata.

CAST.

L'ho conosciuta anch'io,

Perché so il fatto mio quanto mi basta;

Son tutte d'una pasta,

Caro signor padrone,

Quelle che vivon di conversazione.

MAR.

Hai tu spirto bastante

Da sostenere un finto personaggio?

CAST.

Non mi manca coraggio.

Farò quel che comanda il mio padrone.

MAR.

Ti darò l'istruzione.

Frattanto ch'io l'aspetto in queste soglie

Sotto mentite spoglie,

Da Guascon caricato alla francese,

Vatti a vestir con qualche strano arnese.

Poi torna qui.

CAST.

Ritornerò, e m'impegno

Che vedrete, signor, se ho dell'ingegno.

MAR.

Concerteremo il modo

Di far quel che ho in pensiero.

Burlar un cavaliero

Impunemente non si dee così:

Vuò di lei vendicarmi.

CAST.

Signor sì.

Gli uomini che han giudizio,

Insegnino alle donne che san fare,

La convenienza e il modo di trattare.

 

Se avesser gli uomini

Miglior cervello,

Non si vedrebbono

Con questo e quello

Le donne fingere

La fedeltà.

Ma così va.

Da noi s'adorano,

Da noi s'inchinano,

Ed esse ridono

Di chi lo fa. (parte)

 

MAR.

Dice bene Castagna. È un servitore

Che intende la ragione;

Ha cervello, e ne sa più del padrone.

Eccola ch'ella viene. Vuò vedere

Se fa con il Francese

Quel che fe' col Tedesco e col Marchese.

Non mi conoscerà. (si mette un naso posticcio)

MAD.

Chi è che mi vuole?

MAR.

Un votre servitor

Tres umble de madam de tu mon cor.

MAD.

Coman v'appelè vu?

MAR.

Monsieur Guascon.

MAD.

Etè vu de Parì?

MAR.

Non pa, madamosele,

sui de Guascogne;

Et è ma baronìe dans la Burgogne.

MAD.

Antandè vu, monsieur,

L'italian?

MAR.

, madame.

MAD.

Parlate, si vu plè.

MAR.

Come piace a madam, parlerè.

Ha incantato mon cuore

Sans du, madamigella,

Votre rara beltà tre volte bella.

MAD.

Signor, troppa finezza. (s'inchina)

MAR.

Tres umble servitor. (s'inchina)

MAD.

Monsieur, votre servan. (come sopra)

MAR.

De tu mon cor. (come sopra)

MAD.

(In complimenti e inchini

Lasciar ch'egli mi vinca, non conviene). (da sé)

MAR.

(Affé, mi pare di portarmi bene). (da sé)

Madama, perdonate.

Nella vostra masone

Verran molte persone.

MAD.

Oh non signore,

Se mi farà l'onore

Di venire da me, son sempre sola.

MAR.

Sempre sola, madama?

Sturbare io non vorrei...

MAD.

Starò contenta in compagnia con lei.

MAR.

Avec muè?

MAD.

Sì, con monsieur Guascone.

(Tutti così).

MAR.

(La solita lezione).

vu doman pardon.

Dar un prove d'amore

A madama vorrei.

MAD.

Gradirò tutto quel che vien da lei.

MAR.

Questo petit anello,

Si vu plè, vu done.

MAD.

Caro signor Barone,

Le di lei grazie ricusar non so.

MAR.

Non, attandè; vu donerè un plu grò

MAD.

Questo mi piace assai.

MAR.

donerè

Un plu grosse a madam cattre fuè.

MAD.

Quando, signor?

MAR.

Bien presto.

MAD.

Ma quando?

MAR.

Orsoduì.

MAD.

(S'han tutti uniti a regalar così)

MAR.

tornè a ma meson;

vu doman perdon.

MAD.

Ritornerà da me?

MAR.

Sans du; m'impegno.

MAD.

Mi potrebbe lasciar l'anello in pegno.

MAR.

C'est une petì sose

Che vual cent luì d'or.

Pur prou de mon amor

Il fo donè de plu.

Un de tremile ecù,

Madam, vu porterè.

MAD.

Quando, quando, monsiù?

MAR.

Cande vu plè.

 

suì le Baron

Marchì de Guascon.

vu donerè

Tu ce che vu plè.

Bocù de diaman,

Tujur dell'arsan,

Anfen le tresor

De tu le mon cor.

Mademoselle ah!

suì le votre ih!

Ma belle, canton;

Ma belle, danson;

Che vive madam,

Che vive Guascon.

(parte)

 

MAD.

Oggi, per dir il vero,

Son stata fortunata:

M'hanno profusamente regalata.

Un italian Marchese,

Un Tedesco, un Francese,

M'han donato un anel per ciascheduno;

Ma nelle dita non ne tengo alcuno.

Ecco qui il mio Lorino;

Con questo poverino

Esser potrei sicura, ma... non so...

Miserabile è ancor. Ci penserò.

 

 

 

Lorino e la suddetta.

 

LOR.

Riverisco madama.

MAD.

Che vuol dire

Codesta gravità, Lorino mio?

LOR.

Metter mi voglio in cerimonie anch'io.

MAD.

Davvero?

LOR.

E se verranno

Conti, duchi, marchesi,

Italiani, Inglesi,

Tedeschi, Oltramontani,

Turchi, Tartari, Indiani,

A mettermi paura,

Farò a tutti veder la mia bravura.

MAD.

Donde vien tal linguaggio?

LOR.

Eh suora mia,

Il denaro, il denaro fa allegria.

MAD.

Denar? ne avete?

LOR.

Ne averò fra poco.

MAD.

Sperate forse guadagnarli al gioco?

LOR.

Eh che non son sì pazzo.

Un giovine, un ragazzo ancora sono,

Ma non senza il perché parlo e ragiono.

MAD.

Confidatemi dunque...

LOR.

Ho fino ad ora

Sofferto di costoro l'insolenza.

Ho portato pazienza.

Ma in avvenir, cospetto,

Vederanno chi son, ve lo prometto

MAD.

Ma via, caro Lorino,

Consolatemi un poco.

LOR.

Sì, aspettate,

Che consolar vi voglio:

Eccone la ragione in questo foglio.

Leggete.

MAD.

Date qui. Mi batte il cuore.

Il vostro Genitore    (legge)

Son due mesi ch'è morto.

Non fece testamento;

Onde, a quel che si vede,

Delle sue facoltà siete l'erede.

Bravo, Lorino mio.

LOR.

(Ora mi voglio vendicare anch'io).

MAD.

Or che siete padron, ricco sarete,

E la vostra Geltruda or sposerete.

LOR.

Non so.

MAD.

Come? porreste

La cosa in dubbio?

LOR.

Forse sì.

MAD.

Perché?

LOR.

Vuò consigliarmi un pocolin da me.

MAD.

Vi scordate l'amor?

LOR.

Me lo ricordo,

Che non son mica sordo, e mi sovviene

Che mi faceste sospirar ben bene.

MAD.

Son la vostra Geltruda.

LOR.

Siete la madamina

Amabile, cortese,

Del general tedesco e del Marchese.

MAD.

(Fortuna che non sa dell'altro ancora).

Son quella che v'adora,

Che in avvenir non tratterà che voi.

LOR.

Dell'avvenir ci parleremo poi,

Or parliam del passato;

Mi avete tormentato fieramente:

Ed ora non ne vuò saper più niente.

MAD.

Barbaro, crudelaccio,

Mi vedrete morire.

LOR.

Eh vi sarà

Chi vi consolerà.

MAD.

Lorino mio,

Deh non mi abbandonar.

LOR.

Madama, addio. (in atto di partire)

MAD.

(Possibile ch'ei vada!)

LOR.

(Oh, non ho cuore

D'abbandonar la cruda).

MAD.

Ehi, Lorino, mio ben.

LOR.

Che vuoi, Geltruda?

MAD.

Vuoi partire?

LOR.

Non so.

MAD.

Vuoi lasciarmi così?

LOR.

Ci penserò.

 

MAD.

Per quel primo dolce amore

Che provai per te nel cuore:

Per quel bene che ti voglio,

Caro mio, non mi lasciar.

LOR.

Per la che ti ho serbato

A dispetto ancor del fato,

Questo cuor che ha gelosia,

Cara mia, non tormentar.

 

MAD.

Non temer. Sarò fedele.

LOR.

Ah crudele! - lo dirai,

Ma poi dopo nol farai.

MAD.

Sta sicuro.

LOR.

Non lo credo.

MAD.

Te lo giuro.

LOR.

Non giurar...

a due

Ah qual pena cruda e ria

L'alma mia - dovrà provar!

MAD.

Lorino caro...

LOR.

Va via di qui.

MAD.

Lorino bello...

LOR.

Signora sì.

Lorino bello, Lorino caro,

Senza il denaro non era più.

Serva, signore, serva, monsieur,

Col generale, con il Marchese,

Tutta cortese per un anello;

Lorino caro, Lorino bello,

Non è più quello, signora no.

MAD.

Basta... pazienza... io morirò.

 

Non son più quella

Geltruda bella

Che gli piaceva,

Che gli diceva:

«Non dubitare,

Ti voglio amare,

Ti sposerò».

Non son più quella,

Signori no.

 

LOR.

Ah, che mi sento...

MAD.

gran tormento...

a due

Che presto, presto,

Già creperò.

MAD.

Caro Lorino...

LOR.

Geltruda cara...

a due

Dogliaamara

Non soffrirò.

MAD.

Dammi la mano.

LOR.

Dammi il tuo cuore.

MAD.

Dammelo, caro.

LOR.

Dammela, bella.

a due

Viva la stella

Del nume d'amor.

Viva la face,

La pace - del cor.

(partono)

 

 

 

Il Marchese nei suoi primi abiti.

 

MAR.

Madama Cantarina,

Che vuol meco passar per ritirata,

Vuò che sia scorbacchiata;

E, in vece dell'anello,

Le voglio dar un regalin più bello.

Oh della casa! Vi è nessun? Madama.

 

 

 

Madama e il suddetto; poi Castagna da Astrologo.

 

MAD.

Eccomi. Chi mi chiama?

MAR.

Un vostro servitore,

Un vostro adoratore,

Madamina gentil, bella e cortese.

MAD.

Serva divota del signor Marchese. (s'inchina)

MAR.

Ho portato l'anello.

MAD.

Troppo onore (s'inchina)

Che vuol fare a una serva il suo signore.

MAR.

Servitor umilissimo. (s'inchina)

MAD.

Serva sua riverente. (s'inchina)

(Già non vede Lorin, Lorin non sente).

MAR.

Vi par che questo anello

Sia dell'altro più bello?

MAD.

Certamente.

(Non lo dovrei pigliare,

Ma non ho cuore di lasciarlo andare).

MAR.

bello, anch'io lo so, ma non per lei...)

MAD.

(Perderlo non vorrei.

Lo prenderò; ma questa

Sarà l'ultima volta).

MAR.

(Se tu credi d'averlo, affé, sei stolta).

MAD.

Mi anderà bene al dito?

MAR.

Andrà benissimo.

MAD.

Proviamolo?

MAR.

Aspettate.

Voglio che mi diciate

S'altri ne aveste dai rivali miei.

MAD.

Se me li offrisser, li ricuserei.

MAR.

Certamente?

MAD.

Sicuro.

MAR.

Non lo credo.

MAD.

Lo giuro.

MAR.

Aspettate un pochino;

Voglio farmelo dir dall'indovino.

Ehi galantuomo. (chiama Castagna, in abito stravagante da Astrologo o Zingaro)

MAD.

Che fan costoro?

MAR.

Sol per divertimento.

Vi contentate voi?

MAD.

Ben; mi contento.

Ma l'anello, signore?

MAR.

Eccolo qui.

Lo tengo in mano mia;

Ve lo darò dopo l'astrologia.

MAD.

Benissimo. Venite,

Guardatemi la mano. (a Castagna)

CAST.

Eccomi a lei.

MAD.

(Parlate in mio favor. Vi donerò

Una mancia badial). (piano a Castagna)

CAST.

Vi servirò.

 

 

 

Lorino e detti.

 

LOR.

Come! siamo da capo?

Oh questa è bella!

 

MAR.

Voglio far strologar vostra sorella.

 

LOR.

Eh, sorella non più...

 

MAD.

(Caro, tacete:

Aspettate, godete.

Non vi mettete in pene:

Forse l'astrologia finirà bene).

 

LOR.

Sentiam che ne risulta.

 

MAR.

A voi, signore. (a Castagna)

 

CAST.

Ecco, signora mia,

Il vaticinio dell'astrologia.

 

Per quel che in fronte vedo,

Per voi d'amor s'accese

Certo signor Marchese,

E un generale.

Anche un Baron francese,

Ma in quelle tre persone

Lo stesso mio padrone

Fu celato. (si scopre)

 

MAD.

} a due

Va, disgraziato.

Più non ti tollero. (a Castagna)

LOR.

MAR.

} a due

Cose da ridere,

Non da gridar.

CAST.

MAR.

Bella mia, son cavaliere.

Tant'e tanto con piacere

Quest'anel vi donerò.

 

LOR.

Non lo vuole.

 

MAD.

Signor no.

 

CAST.

Camerata, piglia piglia. (a Lorino)

 

MAR.

Se lo sdegno vi consiglia,

Bella mia, vi placherò.

 

MAD.

Non lo voglio.

 

LOR.

Signor no.

 

MAR.

Puntiglioso! Donna ingrata!

 

CAST.

Prendi, prendi, camerata. (a Lorino)

 

LOR.

Disgraziato. (a Castagna)

 

MAD.

Malcreato. (a Castagna)

 

a due

Mi farai precipitar.

 

MAR.

Il fratello alla sorella

Vuol far perdere l'anello.

 

LOR.

Più di lei non son fratello.

 

MAR.

} a due

Cosa siete?

CAST.

LOR.

Suo marito.

 

MAR.

} a due

È egli vero? (a Madama)

CAST.

MAD.

Così è.

 

MAR.

} a due

Mi rallegro, bravo, bravo.

CAST.

MAR.

Cari sposi, vi son schiavo;

Non vi voglio disturbar.

 

CAST.

Camerata, di buon cuore

Io mi voglio consolar. (a Lorino)

 

MAD.

} a due

In faccia vostra

Noi ci sposiamo:

La man ci diamo

Con tutto il cuor.

LOR.

MAR.

Se mi onorate

Qual testimonio

Del matrimonio,

L'anel vi do.

 

MAD.

Che l'accettiamo? (a Lorino)

 

LOR.

L'accetterò.

 

TUTTI

Vivano i sposi.

Vivan gli amici.

Giorni felici

Produca Amor.

Più non si parli

Di gelosia;

Nell'allegria

Giubbili il cor.

 

 

Fine.

 

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