Carlo Goldoni
L'adulatore

ATTO TERZO

SCENA DECIMA

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SCENA DECIMA

 

Donna Luigia, Colombina e detti.

 

LUIG. Signori miei, che vogliono? Che si fa qui con Isabella?

SANC. Senza che ve lo dica, m’immagino che appress’a poco ve ne avvedrete.

LUIG. Si sposa forse al signor Conte?

SANC. Sì signora, e prima di farlo, vi si usa il dovuto rispetto.

LUIG. Mi chiedete l’assenso per farlo, e me ne date notizia dopo fatto?

SANC. Come vi piacerebbe che si facesse?

LUIG. Isabella è ancor troppo giovane, e non voglio che si mariti per ora.

ISAB. (Uh povera me!) (da sé)

CON. Signora donna Luigia, vi supplico d’acquietarvi. Ormai la cosa è fatta; ci siamo dati la fede, sarà mia sposa, e da qui a pochi giorni partirà meco per Roma.

LUIG. Io non voglio assolutamente.

SANC. Ed io voglio; e sono il padrone io.

LUIG. (Ho una rabbia, che mi sento crepare). (da sé)

 

 

 


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