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Io me lo piglierei; E il mio Pippo vorrei. Quando lo vedo, Ma però lo vorrei sempre vicino. |
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CON. |
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(Chi è mai questo signore? |
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CON. |
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CON. |
Ah no, fermate. Della gioia che in voi lieto respiro. Vaglia per trattenervi un mio sospiro. |
Avete qualche mal? |
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CON. |
Sì, nel mio cuore |
Se siete avvelenato, State dal labbro mio, Ché non vorrei avvelenarmi anch’io. |
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CON. |
Ah, volessero i numi Escir potesse avvelenato strale... |
Ah, non vorrei che mi faceste male. |
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CON. |
Anzi, ben vorrei farvi; |
Non so s’abbia a dolermi, o ringraziarvi. |
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CON. |
In voi la crudeltà |
CON. |
Idolo mio, Dite di sì o di no. |
CON. |
Cara semplicità, quanto mi piaci! Fortuna, degli audaci protettrice, Fammi in questo momento esser felice. (s’accosta per abbracciarla) |
Ehi, lasciatemi stare. |
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CON. |
Non gridate. Meco non vi sdegnate, |
CON. |
Vi vorrà qualche cosa. Un regaletto. Per esempio... sì, bene: un anelletto). (da sé) Che aveste ad isdegnare... |
Vi torno a dir che mi lasciate stare.
E nessuno mi ha toccata, E nessun mi toccherà. Via di qua. Che bell’anellino! (Il Conte le mostra un anello) Gli è pur galantino! Ma quello non è Regalo per me. |