Carlo Goldoni
La cascina

ATTO PRIMO

SCENA OTTAVA   La Lena, poi il Conte

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SCENA OTTAVA

 

La Lena, poi il Conte

 

LENA

Se mi desse un marito,

Io me lo piglierei;

E il mio Pippo vorrei.

Quando lo vedo,

Lo sfuggo il poverino,

Ma però lo vorrei sempre vicino.

CON.

(Chi è questo solbello,

Ch’empie la stanza di novel splendore?) (da sé)

LENA

(Chi è mai questo signore?

Se non vien la padrona, io vado via). (da sé)

CON.

Non so dir s’ella sia

Cintia, Venere, o Clizia, o Luna, o Stella:

So che piace a’ miei lumi, e so ch’è bella.

LENA

Meglio è ch’io me ne vada. (in atto di partire)

CON.

Ah no, fermate.

Ninfa, non mi private

Della gioia che in voi lieto respiro.

Vaglia per trattenervi un mio sospiro.

LENA

Avete qualche mal?

CON.

Sì, nel mio cuore

Amoroso veleno infonde amore.

LENA

Se siete avvelenato,

Lontan col vostro fiato

State dal labbro mio,

Ché non vorrei avvelenarmi anch’io.

CON.

Ah, volessero i numi

Ché fuor da questi lumi

Escir potesse avvelenato strale...

LENA

Ah, non vorrei che mi faceste male.

CON.

Anzi, ben vorrei farvi;

Amarvi, venerarvi,

Adorarvi, e il cuor mio tutto donarvi.

LENA

Signor, con tanti arvi

Non so s’abbia a dolermi, o ringraziarvi.

CON.

In voi la crudeltà

Possibil che s’asconda,

Come l’aspide rio tra fronda e fronda?

LENA

(Non intendo parola). (da sé)

CON.

Idolo mio,

Dite di sì o di no.

LENA

Che volete che dica? io non lo so.

CON.

Bellissima innocenza!

Cara semplicità, quanto mi piaci!

Fortuna, degli audaci protettrice,

Fammi in questo momento esser felice. (saccosta per abbracciarla)

LENA

Ehi, lasciatemi stare.

CON.

Non gridate.

Meco non vi sdegnate,

Labbra gentili, pupillette ladre.

LENA

Andate via, che lo dirò a mia madre.

CON.

(Per vincer la ritrosa

Vi vorrà qualche cosa. Un regaletto.

Per esempio... sì, bene: un anelletto). (da sé)

Bella, se non credessi

Che aveste ad isdegnare...

LENA

Vi torno a dir che mi lasciate stare.

 

A mia madre lo dirò;

La padrona lo saprà;

E nessuno mi ha toccata,

E nessun mi toccherà.

Via di qua.

Griderò, — piangerò.

Che bell’anellino! (Il Conte le mostra un anello)

Gli è pur galantino!

Ma quello non è

Regalo per me.

Me l’offrite? me lo date?

Via di qua, non mi toccate,

Che mia madre chiamerò.

Me l’ha dato, me l’ha dato.

Io l’ho preso, e me ne vo. (parte)

 

 

 


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