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LAV. |
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Eccovi, padroncina, Quel che nella cascina abbiamo fatto: Quattro forme di cacio e sei ricotte, Fatte da queste belle giovanotte. |
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Le mie saran più buone. |
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Le mie saran migliori. |
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Nel far le ricottine. |
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Certo, signora sì, |
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E che ti pare |
Domandatelo a lei, la crudelaccia. |
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LAV. |
Ella non corrisponde. E ver? |
Signora sì. |
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LAV. |
Lena, perché? |
LAV. |
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Vi domando perdono. (mortificata) |
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Via; non bisogna poi mortificarla. (a Pippo) |
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LAV. |
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LAV. |
Voglio saperlo anch’io. |
Sarebbe il genio mio, Se voi vi contentate, |
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Ed io, se la padrona |
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LAV. |
Non ha niente in contrario il genio mio. Siete contenti voi? lo sono anch’io. |
Ed io, se la padrona Mi dicesse di sì, |
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LAV. |
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Io non lo so. |
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LAV. |
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Dirò di no. |
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LAV. |
Ragazzaccia, lo so perché ricusi: |
LAV. |
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(Taci tu, menzognero. |
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(Quanto è furba costei! |
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LAV. |
Tuto a ripor nella dispensa mia. Ma con quell’allegria Con cui veniste cantuzzando or ora, Vuò che partite. e che cantiate ancora. (La Lena, la Cecca, Pippo e Berto riprendendo le robe loro e cantando una delle suddette strofe, partono) |