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BEAT. Che vi pare di questo pazzo?
BEAT. Voglio che lo godiamo. Si ha a seguitare la burla.
COR. Seguitiamola pure; ma badate voi, signora, che non mi si dica ch’io mi avanzo in cose che non convengono al mio carattere. Giustificatemi presso degli altri.
BEAT. Già la cosa durerà poco. Partiremo da qui a due o tre ore al più.
COR. Non volete restare a pranzo?
BEAT. No, non ci resterò; niuno ancora mi ha detto niente.
COR. La signora Rosaura sarà contentissima che voi restiate.
COR. Il signor Pantalone fa a modo nostro; fra lei e me lo facciamo dire di sì a tutto.
BEAT. Spiacemi che meco vi è questo pazzo di Lelio; non mi conviene lasciarlo partir solo, se qui è venuto con me.
COR. Resti a pranzo egli pure. Non vi è nessuna difficoltà.
BEAT. Dubito che il signor Pantalone...
COR. Non ve l’ho detto, signora? Il signor Pantalone fa tutto quello che noi vogliamo.
BEAT. So ch’egli non passa fra gli uomini liberali.
COR. E noi lo lacciamo liberale; egli ama la solitudine, e noi gli facciamo...
BEAT. Noi, noi; voi badate a dire noi facciamo, ed io credo che siate voi sola quella che fa.
COR. Per dir il vero, il povero mio padrone si lascia assai regolare da me.
BEAT. Meglio per lui. Almeno gli farete fare una miglior figura nel mondo.
COR. Certo che i suoi denari glieli fo spender bene.
BEAT. In fatti una volta si parlava di lui con pochissima stima. Tutti lo avevano per avaro.
COR. E lo sarebbe ancora, se non foss’io.
BEAT. Ma, Corallina mia, fra voi e me, dove andrà a finire questa parzialità che ha per voi il signor Pantalone?
COR. Chi può saperlo? Morendo, mi potrebbe lasciar qualche cosa.
BEAT. E vivendo, non potrebbe fare di più?
COR. Certo che qualche cosa gli cavo di sotto. Il mio tempo non lo getto via.
BEAT. Non sarebbe il primo caso, che un vecchio padrone sposata avesse la sua castalda.
BEAT. Perché?
COR. Perché non mi ha mai dato un menomo cenno per poterlo sperare. Anzi, per dirvi la verità, si è meco spiegato che ha intenzione di accasarsi.
BEAT. Con chi?
COR. Non mi ha detto con chi; ma se avesse qualche idea sopra di me, si sarebbe spiegato.
BEAT. Corallina mia, giacché siamo su questo proposito, vi dirò... Sono vedova anch’io, e non sarei lontana dal prenderlo, s’ei mi facesse una contraddote.
COR. Signora Beatrice carissima, su questo proposito non so che dire. Egli è padrone della sua volontà; voi avete del merito, ma io non ci voglio entrare. Se vuol fare la pazzia di rimaritarsi, è padrone di farla. Se voi siete venuta qui per questo, maneggiatevi per altra via. Vado a vedere in cucina...
BEAT. Corallina, non vi sdegnate...
COR. Già in questo mondo tutti pensano al loro interesse.
COR. E non guardano per l’interesse di pregiudicare a quello degli altri.
BEAT. Siamo entrate in questo ragionamento...
COR. È difficile per altro che venga una padrona in questa casa, fino che ci sono io.
BEAT. Né io ci verrei certamente...
COR. Basta. Ho piacer di saperlo.
BEAT. Vi dico che non sono qui...
COR. Credetemi che vi sarà da discorrere.
BEAT. Se non mi lasciate parlare...
COR. Ho inteso tanto che basta, signora.
BEAT. Voi mi credete dunque...
COR. Credo quello che vedo, credo quello che sento; e se varranno le mie parole...
BEAT. Mi volete lasciar parlare, sì o no?
BEAT. Vi dico liberamente, che io...
COR. Ed io vi dico che non farete niente.
BEAT. Ma questa poi è una impertinenza.
COR. Prendetela come vi pare...
BEAT. Siete voi la padrona di questa casa?
BEAT. Parlate dunque con più rispetto.
COR. Se vi ho offeso, vi domando perdono.
BEAT. Che occorre che vi riscaldiate per questo? Se avete gelosia che vi rubino il vecchio, non vi sarà nessuna che voglia pregiudicarvi...
COR. E se vi fosse chi volesse farlo, l’averebbe a fare con me. Con sua buona licenza...
BEAT. Sentite, voglio giustificarmi.
COR. Ho che fare; perdoni, son domandata. Un’altra volta poi con più comodo. Serva umilissima. (Ho scoperto terreno; vi rimedierò). (da sé, parte)