Carlo Goldoni
La castalda

ATTO SECONDO

SCENA TREDICESIMA

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SCENA TREDICESIMA

 

Corallina e Pantalone

 

PANT. Compatime, cara fia; se savessi...

COR. Signor Pantalone, quello che mi preme dirgli, è questo. La prego di darmi la mia buona licenza.

PANT. La vostra licenza? Per cossa?

COR. Perché già credo che poco ancora potrò stare con lei; onde, prima che abbia d’andarmene con mala grazia, è meglio farlo a tempo e con proprietà.

PANT. Che novità xe questa? Che motivo ghaveu de andar via de sta casa? Ve tràttio mal? Ve podeu lamentar de mi?

COR. Sì, signore, mi posso giustamente lamentare di lei.

PANT. Mo perché? Cossa v’oggio fatto?

COR. Io non godo più la sua confidenza, a me non si svelano i suoi segreti. Si lavora sott’acqua, si fanno gli accordi senza che io li sappia, per poi tutto ad un tratto darmi un calcio, e mandarmi fuor della porta.

PANT. Mi resto incantà, che me parlè cussì. No v’intendo; no so cossa che voggiè dir.

COR. Sì, sì, finga pure di non capirmi. Intanto mi dia la mia licenza, che me ne voglio andare.

PANT. Sior no, no vôi darve gnente, no vôi che andè in nissun liogo; e fin che vivo, Corallina ha da star con mi.

COR. Corallina, se voi vi maritate, non ci starà un momento.

PANT. Via; se no volè che me marida, no me mariderò, ghaverò pazenzia; ma voggio che stè con mi.

COR. Signor padrone, vorrei che mi diceste la verità.

PANT. No ve dirave una busia per tutto l’oro del mondo.

COR. Con questa signora Beatrice, che ora è qui venuta, il signor Pantalone ha verun interesse?

PANT. Gnente affatto; la xe amiga de mia nezza. La xe vegnua a trovarla ela. Con mi no l’ha da far né bezzo, né bagatin.

COR. Dunque questa cara signora con qual fondamento parla ella di matrimonio?

PANT. Cossa voleu che ve diga? Anca a mi me par da stranio, che la vegna qua a far de sti pettegolezzi.

COR. Dunque lo sapete anche voi.

PANT. Lo so certo.

COR. Chi ve l’ha detto?

PANT. Me l’ha dito sior Lelio.

COR. Dunque il signor Lelio fa il mezzano alla signora Beatrice.

PANT. No, piuttosto par che Beatrice fazza la mezzana a sior Lelio.

COR. Perché si sposi con voi?

PANT. No con mi, con mia nezza.

COR. E la signora Beatrice con chi?

PANT. Cossa soggio mi? Con nissun.

COR. Ma non è ella la signora Beatrice, che aspira alle vostre nozze?

PANT. Alle mie nozze? Com’èla? No so gnente, contèmela mo. (con allegria)

COR. (Oh che caro vecchietto! Osservatelo come si mette in allegria, sentendo parlar di nozze!) (da sé)

PANT. Me parlè de cosse che non ho mai sentio a motivar. Co siora Beatrice non ho mai parlà.

COR. Sarà dunque una sua idea, una sua presunzione. Ma qualunque sia la cosa, signor padrone, ci siamo intesi; se voi vi maritate, me ne vado immediatamente.

PANT. Donca per mi el matrimonio l’ha da esser bandìo.

COR. E se aveste giudizio, non ci dovreste pensar nemmeno.

PANT. Mo per cossa? Songio mi el primo vecchio che parla de maridarse?

COR. Se i mali esempi servissero di scusa, tutti potrebbono giustificarsi.

PANT. Dove fondeu la vostra rason, per creder che fusse in mi sto gran mal, se me maridasse?

COR. Prima di tutto nella vostra età pericolosa per voi, e poco comoda per una consorte. Secondariamente per causa della vostra salute, alla quale non può che pregiudicare il matrimonio. Poi per la vostra economia, che con una moglie vedreste precipitata; e finalmente, perché in quest’età, con una sposa al fianco, andreste a pericolo, che al quadro delle vostre nozze facesse alcun le cornici.

PANT. Circa sto ultimo ponto, gh’aveva in testa che no ghe fusse pericolo. Perché son omo de mondo. So cognosser i caratteri delle persone, e no me imbarcherave senza navegar al seguro.

COR. Chi vorreste voi trovare, che vi rendesse certo contro le persecuzioni della gioventù? Qualche vecchia forse?

PANT. Oibò! Co avesse da farla, la vorave zovene.

COR. E con una giovane al fianco, un vecchio come voi siete...

PANT. Mo no ghe ne xe delle zovene da ben e onorate?

COR. Ve ne son certo. Ma trovarle, quando si vogliono...

PANT. Per esempio: vu no saressi una de quelle?

COR. Io? Vi è alcun dubbio? Non sono io una giovane onesta? Mio marito non si è mai doluto di me.

PANT. E se ve tornessi a maridar, faressi l’istesso con el segondo mario.

COR. Io non mi mariterò mai, per non lasciare il signor Pantalone.

PANT. Ve poderessi maridar senza lassarme.

COR. Quando avessi marito, non potrei servir il padrone.

PANT. Serviressi el mario.

COR. E se mio marito non volesse, che io servissi il signor Pantalone?

PANT. E se sior Pantalon fusse vostro mario?

COR. Come! Che dite!

PANT. Via, andereu in collera per questo? Siora sì, la mia intenzion la giera de sposarve vu; ma za che no volè, za che me criè, pazenzia; soffrirò così, fin che poderò.

COR. (Oh poter di bacco! Che cosa sento? Qui conviene ch’io vi rimedi). (da sé)

PANT. Se ve sposasse vu, ghe sarave pericolo del quadro colle cornise?

COR. Signore, mi maraviglio di voi; sapete chi sono.

PANT. La mia economia anderavela in precipizio?

COR. Pare a voi che io non sappia dirigere una casa? spendere con ragione? risparmiar con decoro?

PANT. E la mia salute con vu saravela pregiudicada?

COR. Niuno meglio di me sa il vostro bisogno. Sono avvezza governarvi da tanto tempo; sareste sicuro del mio amore e della mia attenzione.

PANT. Saveu quala saria la difficoltà? La prima che avè dito: che un omo della mia età saria poco comodo per una muggier.

COR. Questo potrebbe darsi con altre, ma non con me. Non sono di quelle, io.

PANT. Donca, Corallina cara, che mal saravelo, che el paron ve deventasse mario?

COR. Non mi pare che ci dovesse essere male alcuno.

PANT. Per cossa donca m’aveu dito tanta roba, quando ho parlà de maridarme?

COR. Non mi avete mai detto che parlavate di me.

PANT. Donca adesso cossa me diseu?

COR. Per ora non vi do positiva risposta.

PANT. Mo quando donca?

COR. Maritate la signora Rosaura.

PANT. Spero d’averla maridada.

COR. Con chi?

PANT. Co sior Lelio.

COR. Rosaura è contenta?

PANT. Sior Lelio dise de sì.

COR. Ed io vi dico di no. Ma viene la signora Beatrice. Fatemi il piacere di partir subito.

PANT. Volentiera. Arrecordeve quel che v’ho dito.

COR. Ci parleremo.

PANT. E che no ghe sia altre difficoltà. Per la salute gnente; per l’economia me fido; per la zelosia ve cognosso; e per l’etae, Corallina, lasseghe pensar a mi. (parte)

 

 

 


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