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Corallina, poi Ottavio ed Arlecchino
COR. Pover’uomo, da una parte lo compatisco. L’ho lusingato, egli è vero, e forse, forse... Ma non sono sì pazza a perdere la mia fortuna. È vero che il signor Pantalone è vecchio, e questi è giovane, ma i denari fanno parer tutto bello. I denari hanno una forza indicibile; scemano gli anni, lisciano la pelle, raddrizzano le gobbe e coprono le magagne.
ARL. Quella zovene, bondì sioria.
COR. Buon giorno, Arlecchino. (Costoro hanno finito di mangiare, per conto mio). (da sé)
OTT. Oggi non si desina in questa casa?
COR. Veramente l’ora è assai avanzata.
ARL. Sento che le mie budelle le par tanti flauti, perché le xe piene de vento.
COR. Avete però fatta una buona colazione.
ARL. In verità, che non me l’arrecordo gnanca più.
COR. Così presto ve ne siete scordato?
ARL. Ste cosse me le desmentego facilmente.
OTT. Colui è un ghiotto, che non si sazia mai.
COR. Ella averà desinato. (a Ottavio)
OTT. No, sono venuto a pranzare col vostro padrone. So che egli ha dei forestieri. Non gli dispiacerà che io gli serva di compagnia.
COR. Anzi si chiamerà onorato da un personaggio di tanto merito.
ARL. E mi farò i onori della cusina.
COR. Bravissimo; vi resteremo tutti obbligati.
OTT. Ma la cosa va troppo in lungo: per me non parlo, che sono avvezzo a mangiar tardi, e chi mangia bene ogni giorno, non patisce sì facilmente. Ma i forestieri che hanno fatto il viaggio per acqua, averanno buono appetito.
ARL. Mi ogni zorno me par d’esser in mar. Ho sempre una fame da mariner.
COR. Bisognerà dunque sollecitare.
COR. Voglio andare in cucina e gridar col cuoco, se non fa presto.
OTT. Sì, ditegli che se non fa gran cose, non importa; ma che solleciti.
COR. Anch’ella, per quel che sento, anderebbe a tavola volentieri.
OTT. Non parlo per me; parlo per i forestieri.
ARL. E mi no parlo per i forestieri, parlo per mi.
COR. Ora darò piacere a tutti. Vado in cucina, e torno.
ARL. Vegnirò anca mi, se la se contenta.
COR. No, non v’incomodate.
OTT. Portatevi da vostra pari, che un giorno... Chi sa! La casa mia sarà sempre a vostra disposizione.
COR. Farò capitale delle sue generose espressioni.
ARL. Anca mi ve esebisso delle espressioni cordialissime.
COR. So quanto mi posso compromettere dell’uno e dell’altro. Vado e torno. (Ora voglio dar gusto a questi due affamati). (da sé, parte)