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A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR MARCHESE FRANCESCO ALBERGATI CAPACELLI SENATORE DI BOLOGNA
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A SUA ECCELLENZA
Non creda già, veneratissimo Signor Marchese, ch'io voglia caricarla di Dediche per maggiormente impegnarla a proteggermi. S'io pensassi in tal modo, mostrerei di non conoscere la bontà che l'E.V. ha per me, e meriterei di perderla piuttosto che d'aumentarla. Ella ha già bastantemente onorato la raccolta delle opere mie col suo nome in fronte alla Serva Amorosa; ne ha aggradita l'offerta, e mille prove mi ha dato del suo umanissimo aggradimento. Non contenta di avere liberalmente trattato da Cavaliere, da Protettore, da Mecenate, degnasi ancora, qual uomo di lettere, abbassarsi a dedicarmi una sua traduzione, cosa che mi farà passare ne' posteri per uomo di qualche vaglia, che meritasse la confidenza di un Cavaliere sì dotto e sì rispettabile. Aspetto, confesso il vero, aspetto con impazienza questo Tomo di Tragedie Francesi, da Lei e dal valoroso Sig. Agostino Paradisi, Cavaliere Reggiano, tradotte, non solo per la vanità, solleticata dall'amor proprio, ma ancora per il ben comune della nostra Patria, che sarà in questo genere di componimenti arricchita.
Ecco dunque, Signor Marchese veneratissimo, che questa lettera non è una Dedica, quantunque sola nel Tomo, quantunque ella presenti a V. E. quattro Commedie. Legga i titoli, e vedrà quali siano le opere e comprenderà qual sia l'intenzion dell'Autore. Queste quattro Commedie mi sono state da Lei ordinate, per Lei le ho scritte; non ardirei stamparle senza la di Lei permissione; Ella me l'ha accordata; ma vuò che il Mondo lo sappia. Non deggio però abusarmi della sua bontà; la permissione di stamparle non comprende quella di dedicarle. Le Commedie che sono fatte pel Pubblico, hanno bisogno di un Mecenate, e l'Autore glielo procura; quelle che sono fatte per il divertimento particolare di un Cavaliere, non hanno bisogno di altra protezione che di quella del loro naturale Padrone. Ella le ha fatte nascere, Ella le ha ricovrate nel suo Teatro, le ha animate colla sua direzione, le ha abbellite recitandovi in tutte quattro, ed ha fatto correre tutta Bologna a gustarle, ed io ho partecipato di quell'onore che Ella ed i suoi compagni ne riportarono. Potrebbe, non da Lei, ma da qualcheduno venirmi rimproverato che anche L'Avaro (questa Commedia del Tomo quarto della mia nuova Edizione) mi è stato da Lei ordinato, eppure ad un'altra persona l'ho dedicato: ma Ella sa benissimo, ed ho piacere che da altri in questa occasione si sappia, che tal Commedia non è stata scritta pel suo Teatro, ma per una Compagnia di Dame e di Cavalieri, e che non appartenendo ad alcuno in particolare, poteva io liberamente disporne. Qualche cosa Le dovrei dire alla Donna bizzarra. Ella somiglia moltissimo ad una Commedia che aveva fatta in Venezia rappresentare; V. E. lo sa, ed io conosco il grazioso che gliel'ha detto. Mi sono con Lei giustificato su questo articolo, né Ella mi ha lasciato alcun dubbio per maggiormente dilucidarla. Restami ora soltanto manifestarle il piacere, con cui do fine a questa raccolta, intitolata Nuovo Teatro Comico, empiendo il Decimo Tomo di Commedie lavorate per Lei. Saranno esse, a suo tempo, trasportate nella nuova Edizione che lavorasi per conto mio dal Pasquali, e Le domanderò allora la permissione di trasportarle dal verso alla prosa. Intanto non lascierò di procurarmi novellamente l'onor di servirla. Ella già mi ha favorito di comandarmi due Commedie per l'estate venturo. Le farò, se Dio mi concede vita e salute, le farò col maggior piacere del Mondo; e saranno sue, sempre sue, come io sono e sarò sempre con profondissimo ossequio.
Di V. E.
Umiliss. Devotiss. Obbligatiss. Servitore