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Don Claudio poi Donna Florida.
CLA. |
Che dirà donna Florida di me, che a suo dispetto A sorprenderla venni perfin nel proprio tetto? |
FLO. |
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CLA. |
Lo so che non conviene, lo so che ardito io sono; Ma quell'amor che ancora m'arde crudele il seno, Mi ha strascinato a forza; deh compatite almeno. |
FLO. |
Ma che destino è il mio? Dalla città m'involo Per contemplar coll'alma l'immagine di un solo, |
CLA. |
Eh, che temer, signora, di me potete mai? Senza periglio vostro finora io vi adorai; E se nella cittade invan piango e sospiro, Sorte miglior non spero in mezzo ad un ritiro. Che alteri non v'è dubbio del vostro cuore i moti; Usa abbastanza siete a disprezzar miei voti. |
FLO. |
Eppur voi v'ingannaste finora in vostro danno, E foste voi medesmo cagion del vostro affanno. Debole son pur troppo, il simular non giova, Se la mia debolezza voi conosceste a prova. Don Flavio ad onta mia mi vinse in pochi istanti Con quell'ardir che giova al labbro degli amanti, Voi di rispetti pieno, timido amante e saggio, Forse il mio cor perdeste, mancandovi il coraggio. No, non vi fo il gran torto di credervi men degno D'amor, né mai ebb'io gli affetti vostri a sdegno. |
CLA. |
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FLO. |
Eh, son donna... Sapete quai sieno i riti nostri? Vogliamo esser servite talor senza speranza, Mostriam d'avere a sdegno l'ardire e la baldanza; Ma a chi nel duolo indura, a chi pietà non chiede, Donna arrossisce in volto nell'offerir mercede. |
CLA. |
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FLO. |
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CLA. |
Dunque voi m'ingannaste. |
FLO. |
D'amor tristo compagno per conquistarsi un cuore. |
CLA. |
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FLO. |
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CLA. |
Ma che richiede? |
FLO. |
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CLA. |
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FLO. |
Quel che poteva un tempo lecito ardir chiamarsi, Ora che d'altri io sono, temerità può farsi; Ed io, che nell'arrendermi un dì potea esser grata Diverrei mancatrice, ad altri ora legata. |
CLA. |
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FLO. |
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CLA. |
Dite che non l'ardire di lui vi rese amante, Che ciò non basterebbe a rendervi costante; |
FLO. |
Se col suo volto il vostro a confrontar mi metto, Ambi vi trovo degni d'amore e di rispetto. Se i meriti d'entrambi considerare io voglio, Trovo le virtù eguali, pari stimarvi io soglio; Ma quel che più coraggio ebbe a parlar di lui, Mi fe' più da vicino vedere i merti sui. La stima amor divenne, l'amore indi mi ha spinto: Ambi in me combatteste, ma il coraggioso ha vinto. |
CLA. |
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FLO. |
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CLA. |
Perder non vo per questo della costanza il merto. |
FLO. |
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CLA. |
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FLO. |
Temo, ve lo confesso, del cuor la debolezza. Lungi dal nuovo amante, sposo mio non ancora, Temo la nuova impresa di un'alma che mi adora. Itene da me lungi; toglietemi al periglio. |
CLA. |
Barbara, sì v'intendo, l'abbandonarmi è poco, Se ancor gli affanni miei voi non prendete a gioco. Partirò, a un tal comando resistere non deggio. Ah, son nell'obbedirvi, ah sì, son vile, il veggio. Dovrei, qual m'insegnaste, esser d'ardito affetto, Ma pur d'un amor vero è figlio il mio rispetto. |