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Potea tal confessione risparmiarsi, è vero, Ma il labbro ha questa volta voluto esser sincero. Già non vi è più rimedio, don Flavio ha la mia fede, E invan novello amante domandami mercede. È ver che per fuggire gli assalti perigliosi, Che incontransi sovente da labbri ardimentosi, Venni della campagna fra inospiti recessi, Ma trovomi assalita ne' miei ritiri istessi. Don Claudio non è forse quel più tema d'intorno Ma il Cavalier non lungi dal rustico soggiorno. Dal primo dì ch'io venni al villereccio albergo, Me l'ho veduto sempre ne' miei passeggi a tergo. Giovan di bell'aspetto, pieno di leggiadria, Mi fa vezzosi inchini, non so ancor chi egli sia. Non curai di saperlo finor, perché ho fissata Massima di star sempre solinga e ritirata; Poiché, per non espormi ad un novel periglio, Questo di viver sola è provido consiglio. Sia pur chi esser si voglia, sarò, qual si conviene, Civil con chi mi onora, ma in casa mia non viene. Son curiosa per altro saper com'ei si chiami, Non per desio protervo, ch'ei mi coltivi od ami, Che sarò al mio don Flavio costante insino a morte, |