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Quegli è il conte Roberto: è un cavalier romano, Ricco, nobile, dotto, affabile ed umano. Sta sei mesi dell'anno a villeggiar con noi, E tutti i villeggianti son tutti amici suoi. I contadini istessi tratta con tal bontà, Che l'amano e rispettano, che di più non si dà. Quando una qualche giovine vuol prendere marito, Egli le dà la dote, egli le fa il convito. E non credete mica facesse come quelli Che fanno, per esempio, montoni degli agnelli: È un cavaliere onesto, di un ottimo talento, Che tutto nel far bene ha il suo compiacimento. |
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Son qualità, per dirla, amabili davvero. Ha moglie? |
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Non signora. Ma prenderalla, io spero. Poiché di questa razza, che è così rara al mondo, È bene che si veda un arbore fecondo. Vossignoria, perdoni, gli ha mai parlato? |
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No; |
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Fissato ho di star sempre solinga in casa mia. |
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Tal sentimento è nuovo, mi par, nella sua mente; So pur che le piaceva di stare allegramente. |
FLO. |
Non dite altro di lui. Nol vuò trattar, no certo: So io quel che mi costa il conversar con tale Che merto avea maggiore, o almen l'aveva eguale. La libertà preziosa perduta ho in un momento; Non vuò novellamente espormi ad un cimento. Tanto più, che promessa avendo altrui la mano, Incontrerei il periglio di sospirare invano. |
GAN. |
Che? non si può trattare con affezion platonica Almen per divertire la vita melanconica? |
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