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CON. |
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FLO. |
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CON. |
Farlo di cuore intendo, ma vedo apertamente Che, per quanto si faccia, con voi non si fa niente: Ma affé, vi compatisco, vi manca quella cosa |
FLO. |
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CON. |
Così mi par dagli occhi. Son franco, son perito Nel conoscer le donne, che sono appassionate. |
FLO. |
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CON. |
Di dir siete padrona quel che vi pare e piace; Ma credo quel che voglio anch'io con vostra pace. Don Flavio lo conosco, è un giovane brillante, Di docili maniere, di amabile sembiante. Saputo ha innamorarvi, se fede a lui giuraste, E certo, nell'amarlo, lontan non lo bramaste. |
FLO. |
Quel che ho nel cor, col labbro a dir voi mi udirete. O gli occhi miei mentiscono, o voi non li intendete. |
CON. |
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FLO. |
Vi lascio indovinarlo, se avete tal virtù. |
CON. |
Indovinar mi provo talor dai segni esterni, Ma è il cuor delle persone sol noto agli occhi eterni. Gli agnostici e prognostici ch'io fo di un cuore amante, Può esser che sian fatti da medico ignorante. Anche il fisico bravo però talor s'inganna, E men conosce il vero, più che a studiar si affanna. Lunga è la medic'arte, per cui la vita è breve, Mai giunge a insegnar tanto, quanto saper si deve. |
FLO. |
Dunque voi, che dagli occhi conoscer vi vantate, Che non sapete niente almeno confessate. |
CON. |
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FLO. |
Questa curiosità dee avere un fondamento. |
CON. |
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FLO. |
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CON. |
Volentieri, è ben giusto, acciò mi si conceda La grazia ch'io domando, che l'obbedir preceda. |
FLO. |
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CON. |
Perdonate, signora, senza saper il male, Offrono i ciarlatani farmaco universale. |
FLO. |
No, no, non vuò scoprirvi dove il mio male inclina, Se prima non son certa qual sia la medicina. |
CON. |
Ed io non dirò mai qual sia il medicamento, |
FLO. |
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CON. |
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FLO. |
Che crudeltà! vedere talun addolorato, E non voler soccorrerlo per un puntiglio ingrato. |
CON. |
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FLO. |
Dirlo non ho coraggio; prometto non negarlo, Se voi coll'arte vostra giungete a indovinarlo. |
CON. |
Mi proverò: voi siete afflitta, addolorata, Perché pria di concludere lo sposo vi ha lasciata. Temete ch'ei si penta, temete ch'ei non torni, E cresce il vostro male nel crescere dei giorni. Ho indovinato? |
FLO. |
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CON. |
Dunque per altra strada indovinare io spero. Siete di lui pentita. Per forza, o per impegno, Giuraste a lui la fede, di cui vi sembra indegno. E invece di tremare per i perigli sui, Sperate che la guerra vi liberi da lui. È egli vero? |
FLO. |
Nemmeno. Crudel tanto non sono. Finor voi non avete d'indovinare il dono. |
CON. |
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FLO. |
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CON. |
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FLO. |
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CON. |
Dunque la libertade di frequentar un solo. |
FLO. |
Questi chi esser dovrebbe? |
CON. |
Principio a insuperbirmi di buona astrologia. Trovata la ragione che vi martella il petto, |
FLO. |
È vero. |
CON. |
Sarebbe egli l'amico? |
FLO. |
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CON. |
Dir convien, che lasciato l'abbiate alla città, A villeggiar venuta per zelo di onestà. |
FLO. |
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CON. |
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FLO. |
S'io spiegarvi dovessi il nome del soggetto, Sareste, signor Conte, astrologo imperfetto. |
CON. |
Scoprir una passione poss'io, ma mi confondo |
FLO. |
Più di così non dico. |
CON. |
Vedo per questa parte difficile l'intrico. Abbandoniamo il nome, qualunque sia l'oggetto: |
FLO. |
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CON. |
Un militar per solito geloso non è mai. Ridicolo sarebbe voler usar invano Presente quel rigore che usar non può lontano. Ma il pover galantuomo, che per l'onor si espone, Affida alla consorte la sua riputazione. Considerar conviene, signora, che i soldati, Ove d'onor si tratta, son molto delicati. Concedono alle spose la lor conversazione; Ma guai qualor s'avvedono, che prendono passione. Ecco, al mal che vi affligge, il buon medicamento; Troncate la passione nel suo cominciamento. Fate che a voi tornando, continui amore e stima, Trovandovi fedele e amante come prima. |
FLO. |
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CON. |
Ah ah! capisco adesso, che prima ho indovinato, Quando pensai che foste afflitta dallo sdegno D'aver data la fede per forza o per impegno. Se questo è ver, signora, ecco il rimedio vostro, Che franco qual io sono, per obbligo vi mostro. Quando la fede è data, non si ritratta più, E dove amor non regna, supplisce la virtù. In libertà di sceglier, un cuor non si violenta, Ma quando si è legato, è vano che si penta. Amara è la bevanda, lo so, vi compatisco; Son medico sincero, vi curo, e non tradisco. |
FLO. |
Anziché a sdegno prendere labbro che parla audace, Chi parlami sincero mi offende, e pur mi piace: Ma il caso è figurato, e non accordo ancora Che sia, qual vi credete, il mal che mi addolora. Ditemi, se disciolto fosse il mio cuor dal nodo, Ritrovereste voi di consolarmi il modo? |
CON. |
Allor procurerei di darvi un testimonio Di stima, proponendovi qualch'altro matrimonio. |
FLO. |
Chi mi proponereste? |
CON. |
Oh oh! non tanta fretta. Non nascono i mariti tra i fiori e tra l'erbetta. Se fosse necessario di darvelo sì presto, Potrei difficilmente rendervi paga in questo. |
FLO. |
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CON. |
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FLO. |
Un di voi due non basta? |
CON. |
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FLO. |
Voi non sareste al caso? |
CON. |
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FLO. |
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CON. |
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FLO. |
Voi mi sprezzate adunque. |
CON. |
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FLO. |
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CON. |
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FLO. |
E se quel giorno arriva, che par lontano ancora, Ricuserete il laccio? |
CON. |
Risponderovvi allora. |
FLO. |
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CON. |
Ora che il mal conosco, e la cagion ne sento, Godo che giovar possavi un mio medicamento: Ma quando l'ammalato ha imbarazzato il seno, Il balsamo talvolta convertesi in veleno. Fino che sposo avete vivo, robusto e sano, Straniera medicina sperar potete invano. Lasciate che col tempo l'impegno e la ragione Aiuti la prudenza a far la digestione. Non vuò che una lusinga faciliti l'accesso D'un male, ch'è pur troppo comune al vostro sesso; E per calmar lo spirito, onde agitata or siete, Ch'io parta, ch'io vi lasci, madama, permettete. (parte) |