GAN.
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Signora,
ecco una lettera che a lei viene diretta,
E quel che l'ha recata, ch'ella risponda aspetta.
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FLO.
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Donde vien? Chi
la manda?
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GAN.
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Che l'apra, e lo saprà.
Ciascun ha per le lettere simil curiosità.
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FLO.
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(Apre e legge in fondo alla lettera)
Oh ciel, mi trema il cuore. Don Flavio è che mi scrive.
(a Gandolfo)
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GAN.
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Mi rallegro con lei; è segno che ancor vive.
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FLO.
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Sentiam che cosa dice.
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GAN.
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Me n'anderò.
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FLO.
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Restate.
Ho
piacer de' suoi detti che testimon voi siate.
Sposa mia dilettissima.
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GAN.
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Mi piace il complimento.
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FLO.
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Disfatto è l'inimico.
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GAN.
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Oh davver ne ho contento.
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FLO.
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Dopo
una lunga pugna, sia letto a nostra gloria,
Con perdita di pochi avemmo la vittoria.
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GAN.
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Bravo. Verrà fra poco a consolar la sposa.
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FLO.
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Venga.
Sarò contenta. Mi troverà amorosa.
D'un
mio sinistro evento vuò rendervi avvisata:
La
faccia dello sposo vedrete difformata.
Un
colpo di moschetto in mezzo una foresta
Mi ha tratto per destino un occhio dalla testa.
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GAN.
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Oh povero signore!
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FLO.
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Don Flavio sventurato!
Ho
per metade il volto reciso e lacerato.
Più
non conoscerete in me l'effigie istessa,
Che
vi ha nel cuor pietoso la bella fiamma impressa.
Perché
l'aspetto mio non giungavi improvviso,
Vi
anticipo, mia cara, il doloroso avviso.
Non
merto l'amor vostro, se il volto mio si vede;
Ma
spero non vorrete per ciò mancar di fede.
Che
se dalle ferite ho il mio sembiante oppresso,
Il
cuor di chi vi adora sarà sempre le stesso.
Misera me!
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GAN.
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Che dite dei frutti della guerra?
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FLO.
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Ah, questa nuova infausta mi lacera, mi atterra.
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GAN.
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Oh
povera padrona! certo lo sposo vostro,
Per quello che si sente, è divenuto un mostro.
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FLO.
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Lo
soffrirò da presso? Avrò cuor di mirarlo?
Stelle! benché difforme, potrei abbandonarlo?
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GAN.
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Fate
almen che dinanzi vi venga mascherato:
Mettetegli una fascia, parerà il Dio bendato.
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FLO.
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Mille
pensieri ho in cuore. Risolvere non so.
Fate aspettare il messo. Oh dei! risponderò. (parte)
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GAN.
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E
pur fra le disgrazie può consolarsi almeno,
Che con un occhio solo vedrà tanto di meno.
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