Carlo Goldoni
Il cavaliere di spirito

ATTO QUINTO

SCENA QUINTA   Don Flavio, poi il Conte.

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SCENA QUINTA

 

Don Flavio, poi il Conte.

 

FLA.

Sì, me la renda, e veggami, senza bagnare il ciglio,

Per sua cagione esposta la perfida al periglio.

Se brama la mia morte, al ciel rivolga i voti,

Perché del mio nemico non siano i colpi vuoti.

Ancor temo a ragione, ch'ell'ami un mio rivale,

E brami nel mio seno il colpo micidiale.

Se a me fida ancor fosse, se amasse la mia vita.

Del tutto che mi fece, la vederei pentita.

Se dura nell'orgoglio, se è salda nello sdegno,

Che m'odia, che mi sprezza, che mi vuol morto è un segno.

Ecco il conte Roberto. Sollecito sen riede.

Chi sa ch'egli non l'ami, e manchimi di fede?

È ver, parlommi in guisa che sembra un uom sincero,

Ma studia chi tradisce di mascherare il vero.

Il cuor di donna Florida mi par che sia occupato:

Il Conte a lei si vede sollecito tornato.

Don Claudio fu geloso di lui più che di me:

Che avveri il mio sospetto difficile non è.

CON.

Eccomi, ov'è la dama?

FLA.

A lei perché tornate?

CON.

Mi giunse un suo comando.

FLA.

Che frequenti ambasciate!

Con voi se così spesso gode trovarsi insieme,

La vostra compagnia si vede che le preme.

CON.

È della sua bontade un generoso effetto.

Amico, vi continua di me qualche sospetto.

FLA.

Non ho ragion di averlo?

CON.

Io crederei di no.

FLA.

Dunque andar vi consiglio.

CON.

Per or non partirò.

La dama mi domanda, e me ne andrò allorquando

Abbia, com'è il dovere, inteso il suo comando.

FLA.

Con donna che dipende, è vano il complimento;

Farò le vostre scuse.

CON.

Dunque, per quel ch'io sento,

Voi l'avete sposata. Lasciate che con lei

Faccia per consolarmi i complimenti miei.

FLA.

Moglie mia non è ancora, né ancora ho stabilito

Se di una donna ingrata io voglia esser marito.

CON.

Siatelo o non lo siate, la cosa è indifferente.

Mi cercò donna Florida. Io venni immantinente.

FLA.

Basta ch'ella lo sappia, che a lei venuto siete;

Farò le parti vostre, andarvene potete.

CON.

Il vostro complimento mi par con poco sale;

E poi se riderò, ve ne averete a male.

.

Deriso esser non voglio.

CON.

Fintanto ch'ella viene,

Discorriam della guerra: si son portati bene

In campo di battaglia i valorosi eroi?

FLA.

Per ora dispensatemi, ne parlerem dopoi.

CON.

Via, siate compiacente.

FLA.

In altra parte andiamo.

CON.

Aspetto donna Florida. Sediamoci e parliamo. (siede)

FLA.

(Che impertinenza è questa?) (da sé)

CON.

Siedo, perché son stracco.

Nella battaglia orribile chi diede il primo attacco?

FLA.

Favellar non ho voglia.

CON.

Ebbene, tacerò.

Per non istar ozioso, un libro io leggerò. (cava di tasca un libro, e legge)

FLA.

Bramerei di star solo, senz'altri in compagnia.

CON.

Se volete esser solo, ebbene, andate via. (poi legge)

FLA.

Dunque ragion avete di essere preferito.

CON.

La padrona mi fece il generoso invito. (come sopra)

FLA.

V'intima la partenza un che non è il padrone.

CON.

La gioventù è incivile per mala educazione. (come sopra)

FLA.

Signor, con chi parlate?

CON.

Con nessun, lo protesto.

Leggo quel che sta scritto. Oh il gran bel libro è questo!

FLA.

Potreste andare altrove a leggere così.

CON.

Con vostra permissione, vuò leggere e star qui.

FLA.

Parmi un'impertinenza.

CON.

Nella più fresca età

Bel spirito si chiama quel ch'è temerità. (mostrando di leggere)

FLA.

Chi lo dice?

CON.

Il mio libro.

FLA.

Il libro? non lo credo.

Che offendermi volete indegnamente io vedo.

Tal non mi trattereste colla mia spada al fianco.

CON.

Le risse non procuro; ma di valor non manco. (segue a leggere)

FLA.

Ci troverem col brando.

CON.

Sempre quando vi aggrada. (come sopra)

 

 

 


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