Eh,
fra gente ben nata si tronchino i strapazzi.
Deggio
parlar sincero? Affé, noi siam tre pazzi.
Don
Flavio affetta sdegno, e muor per la sua sposa;
La
dama arde d'amore, e finge la sdegnosa.
Ed
io nell'impacciarmi con due senza ragione,
Son
pazzo da catene, e merito il bastone.
Il
mio buon cor mi guida, più ancor che non dovrei,
Ad
impiegar per tutti i buoni uffizi miei.
Chi
consigliò la dama ad esser più costante?
Chi
consigliò don Flavio a non lasciar l'amante?
Chi
procurò scacciare d'ambi lo sdegno, il duolo?
Chi
delle nozze al nodo ambi vi sprona? Io solo.
Io
fui, che di don Claudio feci abbassar l'orgoglio:
Quel
che tacer voleami, ora far noto io voglio.
Lo
minacciai di morte, se persisteva ardito;
Accompagnar
lo feci, ed è da noi partito.
Sperai
prossime tanto le vostre nozze al letto,
Che
preparai in mia casa un ballo ed un banchetto,
Facendo
alla mancanza di dame e cittadine,
Supplir
le più ridenti, vezzose contadine.
Tutto
con voi si getta, ogni fatica è vana,
Ambi
vi fate vanto d'ostinazione insana.
Se
per far ben vi spiaccio, domandovi perdono.
Vo' al ballo ed al convito. Vi lascio, e vi abbandono. (in
atto di partire, ma si ferma ascoltando)
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