Carlo Goldoni
Il conte Chicchera

ATTO PRIMO

SCENA PRIMA Camera in casa di Madama. Lucrezia, Ippolito, Madama Lindora, Don Fabrizio e Cavallina

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ATTO PRIMO




SCENA PRIMA


Camera in casa di Madama.


Lucrezia, Ippolito, Madama Lindora, Don Fabrizio e Cavallina


LUCR.

Serva, Madama.

MAD.

Serva, signori.

IPP.

Scusi di grazia. (a Madama)

MAD.

Sono favori.

FABR.

Chiedo perdono. (a Madama)

MAD.

Serva gli sono.

LUCR.

Siam qui venuti

Per visitarvi.

MAD.

Mi trovo in debito

Di ringraziarvi.

LUCR.

Troppo obbligante.

IPP.

Troppo gentile.

FABR.

Sempre civile.

MAD.

Vostra bontà.

CAV.

(Mi fanno ridere,

Sì, in verità).

MAD.

Ehi, da sedere. (a Cavallina)

CAV.

Sarà servita. (fa portare le sedie)

IPP.

Molto cortese!

FABR.

Molto compita!

MAD.

Donna Lucrezia

Sedasi qua.

LUCR.

Sì, Madamina, (siede )

Troppa bontà.

MAD.

Sieda, padrone. (a Ippolito )

Sieda, signore. (a Fabrizio)

IPP.

Questa è una grazia. (siede)

FABR.

Quest’è un favore. (siede)

MAD.

È una finezza

Che a me si fa. (siede)

CAV.

(Mi fanno ridere,

Sì, in verità).


TUTTI

Viva per sempre

La gentilezza,

La compitezza,

La civiltà.


MAD.

Che fa donna Lucrezia?

Sta bene?

LUCR.

A’ suoi comandi.

E lei? (a Madama)

MAD.

Ben, per servirla, (a Lucrezia)

Don Fabrizio, sta ben?

FABR.

Per obbedirla.

MAD.

E lei, signor Ippolito?

IPP.

Se son nella sua grazia,

Meglio non posso star.

MAD.

Bene obbligata.

IPP.

(Quant’è vaga e gentil!)

FABR.

(Quanto è garbata!)

MAD.

Mi rallegro con voi, donna Lucrezia.

LUCR.

Di che?

MAD.

Questi signori

Fanno giustizia al merito.

LUCR.

Oh, che dite?

Spendono male il tempo

Con chi vaga non è, né spiritosa.

MAD.

(Dice la verità).

LUCR.

(Quanto è invidiosa!)

CAV.

(Queste due signorine

S’aman con tanto amore,

Ch’una all’altra vorria cavar il cuore). (parte)

IPP.

Che vuol dire, Madama?

Siete sola così, senza un amante

Che vi serva e vi onori?

MAD.

Io non merto, signor, questi favori.

FABR.

Anzi voi meritate,

Senza far torto al merito d’alcuna,

Di esser vagheggiata.

Ve lo dico di cor.

MAD.

Bene obbligata.

LUCR.

Eh no, signori miei,

Non vi mettete in apprension per lei.

Se vi venisse in mente

Di volerla servir, ve ’l dico chiaro,

Il signor conte Chicchera è il suo caro.

IPP.

È ver? (a Madama)

MAD.

Donna Lucrezia

Vuol saper più di me?

LUCR.

Negar potete

Che non vi serva il Conte?

MAD.

Io non so niente.

Posso dir

Che libera ancor sono,

Che d’ogni cor posso accettare il dono.

IPP.

(Ah, se non fosse qui donna Lucrezia,

Servirla io m’offrirei).

FABR.

(Solo procurerò tornar da lei).

LUCR.

(Non ci volea venir; già lo prevedo:

L’arte di questa donna

Mi farà disperar).

MAD.

(Sì, per dispetto

Te li voglio levar, te lo prometto).

LUCR.

Orsù, leviam l’incomodo

A madama Lindora. (si alza)

IPP.

È ancora presto.

FABR.

Tanta fretta perché?

LUCR.

Partir io voglio.

Madama, vi son serva.

Chi vuol venir, sen venga,

Chi vuol restar, sen stia,

Ch’io bisogno non ho di compagnia.


Un amator leggiero

Scorda talor l’impegno;

Con trattamento indegno

Paga la fedeltà. (Ad Ippolito e Fabrizio)

Con un di voi favello;

Chi può capire, intenda;

Voglio che amor mi renda

Del cor la libertà. (parte)





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