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Il Conte e Servi; poi Pancrazio, finto marchese, con seguito.
CON. |
Fategli riverenza, ed a lui dite Che, essendo titolato, Io lo faccio introdur senz'anticamera. Si vedrà chi son io, |
CON. |
Oh degno sol cui d'umiliarsi or degni Il conte Baccellon Parabolano; |
CON. |
Dite, marchese mio, come si parla In Milano di noi? |
Che per quella città Non si esalti la vostra nobiltà. |
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CON. |
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Son io venuto Già sapete perché. Grazie vi rendo Dell'onor che voi fate al figlio mio. Se sapeste quant'io Ho faticato a superar gl'impegni Che tenevo in Milano! oh se sapeste, Conte, ve lo so dir che stupireste! Ognun voleva apparentarsi meco. Il duca Cervellato, Sino il governator di Mezzo-miglio, |
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CON. |
E voi sceglieste me? Si vede bene, |
CON. |
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Vi dico il ver, non son mendace o stolto. Aprimi quel baullo, e qua mi reca Li privilegi miei. |
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CON. |
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Non sono un impostor. Mirate qua: L'arbore è questo di mia nobiltà. Dindione, Re de' galli e galline, |
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CON. |
E con ragion. |
Ecco il mio marchesato Fra cavoli e verzotti situato. Questa qui è una contea E questo è un prencipato Il di cui feudatario fu appiccato. Mirate quattro titoli in un foglio: Conte, duca, marchese e cavaliero. Ecco li quattro stemmi: |
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CON. |
Anche un braghiero? |
Mirate qui quest'altro marchesato Ch'ha per arma le corna d'un castrato. E poi volete in corto Veder ciò ch'io possiedo? Ecco raccolto In questa breve carta il poco e il molto: Trenta e più mila scudi sol di paglia, Settecento villaggi all'Ombelico, In luogo che si chiama il Precipizio, |
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CON. |
Non voglio sentir altro. Son contento, Vado a chiamar la contessina: io voglio Recare ancora a voi |
S'è bella come voi, sarà bellissima, Come voi siete, sarà serenissima. |
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CON. |
Bella, bella non è, ma può passare. È vezzosa, è galante, e sa ben fare.
Ha un certo brio. Che so ben io... La vederete, Vi piacerà. Ma quando poi Non piaccia a voi, Al figlio vostro |