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PANT. E cussì, fia mia, cossa me voleu dir?
PANT. Oh bella! Gh'avè sta bona memoria.
ROS. Ah sì, ora me ne ricordo. Ho fame.
PANT. Xelo questo quel che m'avè da dir?
ROS. Questo, questo.
PANT. E no se podeva dirlo in presenza de quel sior?
PANT. Va là, va là, marzocca, va da to àmie, che ti starà ben.
ROS. Oh, un'altra cosa, signor padre, ma in verità questa preme assai.
ROS. Ho bisogno di quattro baiocchi per giocare all'oca.
PANT. (Da una banda la me fa rider). (da sé) Tolè, ve ne dago diese.
ROS. Oh belli, oh cari! Li voglio mettere nella mia borsetta. Questa bambola m'intrica, e non la vorrei guastare. Sta lì, carina, e aspettami, che or ora ti vengo a pigliare, sai? Cara, com'è bellina! (la mette sul tavolino)
PANT. (Vardè se la par mai una putta de disdott'anni! Gnanca una fantolina da latte. E quel putto el la voleva per muggier: el stava fresco). (da sé)
ROS. Li voglio mettere nella mia borsetta. Uno... e due tre, e due sei... (conta i baiocchi, mettendoli nella borsa)
ROS. Cinque e due sei...
ROS. Sette, otto, nove; oh, non ce ne sono altri.
PANT. Ti ha fallà, cara ti, i xe diese: el sette ti l'ha messo do volte.
ROS. Il sette due volte? Di questi qual è il sette? (li tira fuori e li mostra)
PANT. Oh che sempia! Va via, va via, che vien zente.
ROS. Signor padre, ve l'ho detto?
PANT. Sì, ti me l'ha dito. Va dalla donna, fatte dar da marenda.
ROS. E dei quattro baiocchi ve l'ho detto?
ROS. Ah sì, dieci son più di quattro?
ROS. Eh, lo so io. So contar fino al venti.
PANT. Va via te digo, che vien zente.
ROS. Oggi mi condurrete dalla signora zia?
ROS. Giocheremo all'oca.
PANT. Vastu via? (con voce alta)
PANT. Mo via, destrighete.
ROS. Vado, vado. Uno, due, e due cinque... (parte contando i baiocchi)
PANT. Mi no so cossa dir; per mi, aver una fia cussì gnocca la xe una disgrazia, ma per ella la xe felice, perché no conossendo quel che conosse i altri, la xe esente da quelle passion, che per el più ne fa pianzer e suspirar.