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Ottavio, Lelio, Beatrice; poi il servitore che porta in tavola.
BEAT. Vorrei che aveste un poco di prudenza. (piano ad Ottavio)
OTT. Perdoni, signora Beatrice, oggi sono di gala.
SERV. (Con un piatto, e lo mette in tavola)
OTT. Questa roba che cosa è? (al Servitore)
OTT. Agnello? È pecora. (assaggiandolo) Alla signora Beatrice non gliene do.
OTT. Cane non mangia del cane. (ridendo)
BEAT. Questo vostro barzellettare...
LEL. (Ottavio ha una gran confidenza). (da sé)
OTT. È agnello, o pecora? (al Servitore)
SERV. Pare a lei ch'io le volessi dar della pecora? È agnello, le dico.
OTT. Via, quand'è così, prenda. (ne dà a Beatrice) Prenda dell'agnellino innocentino come lei. (ridendo)
BEAT. Bravo! spiritoso! (con ironia)
LEL. (No, no, non ci vengo più). (da sé)
OTT. Da bere. (il Servitore va per prenderne) Con licenza della padrona di casa, portate di quel vino che ho mandato io ieri mattina. Sentirete un bicchier di vino prelibato. (a Lelio)
BEAT. Parrà, signor Ottavio, che in casa mia non ci sia del vino. Voi non provvedete la mia cantina.
OTT. Oh, si sa bene; non lo dico già per questo; sentirete. (a Lelio)
BEAT. (Mi fa venire i rossori sul viso). (da sé)
SERV. (Porta da bere a Lelio e ad Ottavio)
OTT. Sì, piace anche alla signora Beatrice. È di quello che mette forza,
«Declinando l'età matura e frale»
BEAT. Come?
LEL. Signor Ottavio, voi prendete troppo la mano colla signora Beatrice.
OTT. Io? Oh, la mia padroncina, e poi non più.
BEAT. Meno spirito e più prudenza, signore.
OTT. Non posso essere che prudente, se sto con lei.
OTT. «Della matura età prudenza è figlia» (recita il verso con caricatura)
BEAT. Voi vi abusate della mia tolleranza. (s'alza)
OTT. Come? Perché?
BEAT. Siete un temerario. (parte)