Carlo Goldoni
Il contrattempo

ATTO SECONDO

SCENA VENTUNESIMA

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SCENA VENTUNESIMA

 

Rosaura e detti.

 

ROS. Lo voglio, lo voglio, lo voglio.

PANT. Lo voglio, lo voglio, lo voglio. Cossa farastu col sarà to marìo? Zogherastu alle piavole?

ROS. M'informerò.

PANT. Con chi? Col sior Ottavio?

ROS. Colla signora Flamminia, colla signora Luisa...

PANT. E colla signora Costanza?

FLOR. Niente, signora Rosaura, se mi amate, da voi non esigo di più.

ROS. Io voglio bene a tutti, e vorrò bene anche a voi.

PANT. Sentìu? (a Florindo)

FLOR. Questa sua innocenza mi piace assaissimo, e col tempo la ridurrò a mio modo.

PANT. (Vardè ben el fatto vostro, perché una donna pol più pericolar per semplicità, che no xe per malizia). (piano a Florindo)

FLOR. (Lasciate il pensiere a me). Voi dunque sarete la mia sposa.

ROS. Io? Signor no.

PANT. Oh bella!

FLOR. Come no?

ROS. Voi sarete mio.

FLOR. Sì, sì, vi ho capito. Io sarò vostro.

ROS. Quando sarete mio?

FLOR. Lo sono fin da questo momento.

ROS. Andiamo, andiamo. (a Florindo)

FLOR. Dove, signora?

ROS. Voglio farvi vedere le mie bambole. (parte con Florindo)

PANT. Eh via, siora, no ghgiudizio! (parte con loro)



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