Carlo Goldoni
La conversazione

ATTO PRIMO

SCENA DECIMA   Sandrino e dette.

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SCENA DECIMA

 

Sandrino e dette.

 

SAN.

Servo, signore.

Eccomi pronto e lesto.

MAD.

Siete tornato presto.

Si vede apertamente

Che il signore Sandrino

Non può stare lontan da quel visino.

SAN.

Di chi?

MAD.

Di mia nipote.

SAN.

Oh, cosa dite?

Io di quella signora

Son servitore e amico,

Ma so che a lei non glien'importa un fico.

BER.

(Affé, l'ha indovinata). (da sé)

MAD.

Povera Berenice!

Se sapeste di voi quel che mi ha detto!

Per voi si sente abbrustolare il petto.

SAN.

Per me? Se fosse vero...

MAD.

Credete ai labbri miei.

SAN.

Vorrei sentirlo a confermar da lei.

MAD.

Berenice, parlate;

Ditegli che l'amate.

Siete da maritar; che male c'è?

Via, non abbiate soggezion di me.

BER.

È superfluo ch'io il dica.

Di già il signor Sandrino

Avrà il core impegnato.

SAN.

Oh no, signora:

Son, per fortuna mia, libero ancora.

Però s'ella si degna...

MAD.

Il suo cor vi presenta. (a Berenice)

Berenice è contenta. (a Sandrino)

SAN.

Davver?

MAD.

Dice di sì.

Non è ver, Berenice? Ella è così.

BER.

(Fingere non son buona

Per ischerzo nemmeno). (da sé)

SAN.

Eppure ancora

Non ha detto di sì. (a Madama)

MAD.

Poveri sciocchi!

Voi non capite il favellar degli occhi.

 

Beltà modestina

Si spiega così.

Con quella occhiatina

Vuol dire di sì.

Non sanno gli sciocchi

Che diconsi gli occhi

Finestre del cor.

Pupilla d'amor,

Che il seno ferì,

Con quella occhiatina

Vuol dire di sì. (parte)

 

 

 


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