Carlo Goldoni
L'amante Cabala

PARTE PRIMA

SCENA SECONDA Catina dalla finestra, e detti

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SCENA SECONDA

Catina dalla finestra, e detti.

 

CAT.

Oimè! respiro un poco,

Quando vegno al balcon;

Sia malignazo pur la suggizion.

Siora mare me tien... Veh , per diana,

La siora squincia con un cicisbeo.

Vardè che sfazzadona!

Xe un mese che gh’è morto so mario,

E ai omeni cussì la corre drio!

FILIB.

Oh che volto gentil! (guardando Catina)

Via, facciam presto; (a Lilla)

Conchiudiamo il negozio.

È peccato che lei

Perda la gioventù vivendo in ozio.

LILLA

Ma non è già concluso?

Questa è pur la scrittura,

La parola è già data, ai nostri patti...

FILIB.

Non bastan le parole:

Vi vogliono de’ fatti.

LILLA

Come sarebbe a dir?

FILIB.

Far che preceda

La dote stabilita.

LILLA

Dunque vussignoria

Ama più la mia dote

Che la persona mia?

FILIB.

Mi meraviglio:

Amo il suo personale,

E all’interesse l’amor mio prevale.

Sol le chiedo la dote,

Perché con questo patto

Fra di noi stabilito fu il contratto.

CAT.

(Quanto che pagherave

Sentir cossa che i dise!)

FILIB.

(Guardando Catina) (Ella mi sembra

Giovine di buon cuore).

LILLA

Ehi, signor sposo,

Cosa vuol dir? Quelle finestre han forse

Più della casa mia dolce attrattiva?

FILIB.

Dirò la verità, parmi quel volto

Altre volte aver visto, e tutta tutta

Ella si rassomiglia

A una parente mia nobile figlia.

CAT.

(Certo i parla de mi; forse culia

Me taggia i panni adosso;

Me sento proprio che me crepa el gosso).

FILIB.

È forse qualche dama? (a Lilla)

LILLA

Oh, oh, che dama!

dama, né pedina;

Ella è una simoncina

Che ha più fumo che arrosto.

Smania la madre sua per maritarla;

Ma un pretesto vorria per non dotarla.

FILIB.

Come sarebbe a dir?

LILLA

Il mio costume

Non è di mormorar, ma ben vi giuro

Che se volessi dir... Basta, non voglio

Parlar dei fatti d’altri.

FILIB.

È forse questa

Facile con gli amanti?

LILLA

E in che maniera!

Sempre mattina e sera

In casa di costei chi va, chi viene:

L’altro giorno... Ma no, tacer conviene.

CAT.

(Orsù, voggio andar via,

Perché se me n’incorzo,

Certo ghe digo de chi l’ha nania). (si ritira)

LILLA

È una senza creanza,

Superba, pretendente,

Temeraria, insolente;

Io mi di praticarla,

Né mi degno nemmen di salutarla.

FILIB.

Non perdiamo più tempo;

Vada a prender...

LILLA

Iersera,

Sotto le sue finestre,

V’erano più di dieci giovinotti.

FILIB.

Vada a prender le doppie...

LILLA

E pur è brutta,

Come il brutto demonio.

FILIB.

Le doppie della dote,

Giusta il nostro contratto,

Altrimenti, signora, io me la batto.

LILLA

Senta questa, e poi vado:

A un giovine mercante,

Cui parlò dal balcone una sol volta,

Ha avuto tanto ardir questa sfacciata

Di chieder una veste ricamata.

Oh se volessi dir! Ma son prudente,

Abbado a quel che faccio,

E le cose degli altri osservo e taccio.

Però di quella smorfia

Mormora il vicinato,

Parlan male di lei tutti d’intorno...

Vado a prender le doppie, e presto torno. (parte)

 

 

 


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