Carlo Goldoni
Un curioso accidente

AL MIO CARISSIMO AMICO MONSIEUR FAVART CELEBRE AUTORE FRANCESE

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AL MIO CARISSIMO AMICO

MONSIEUR FAVART

CELEBRE AUTORE FRANCESE

 

Voi siete un uomobuono, sì amabile, sì compiacente, che mi lusingo riceverete in buon grado questa Commedia, che io dedico al vostro nome. Vogliono le buone regole, che ciò non si faccia, senza averne prima la permissione, ma queste sono le regole delle cerimonie, e non quelle dell'amicizia. Io dedico la mia Commedia ad una persona ch'io amo, a cui voglio dare un segno della mia stima e della mia cordiale sincerità, e non ve l'ho detto prima di farlo, perché son sicuro che avreste fatto il possibile per dissuadermi. Conosco il vostro carattere. Conosco quella vostra benedetta modestia, alla quale suol dar un titolo più familiare l'amico nostro de Crebellion, tanto illustre per il nome insigne del Padre, quanto per le opere varie della sua mano. Sì, quella vostra eterna modestia, che vi rende insensibile agli onori, agli applausi, alle ricompense, vi avrebbe fatto trovare delle ragioni per obbligarmi a non farlo, ed io forse avrei dovuto cedere, mio malgrado. Voi, che vi nascondete dal Pubblico, per non ricevere i complimenti che meritate; Voi che fuggite dal Teatro, quando le vostre Commedie incontrano; Voi, che non leggete il Mercurio, quando temete che il nostro benemerito, saggio, intelligente Monsieur de la Garde vi dia degli elogi che vi convengono; Voi certamente avrete della pena a soffrire di vedervi tra questi fogli, in mezzo a persone illustri per sangue, per lettere, o per dignità; ma Voi ci state assai bene, e son certo che tutti ameranno d'avervi in compagnia loro, poiché il vostro merito e il vostro talento vi rende caro e stimabile a tutto il mondo. Non fate che la vostra umiltà mi rimproveri, s'io dico il vero, poiché l'umiltà, per essere una virtù, non può andar disgiunta dalla giustizia. Monsieur l'Abbé della Porta, che fra le altre opere della elegante ed erudita sua penna ha dato al Pubblico ultimamente una Scuola di Letteratura, dica egli s'io penso bene, e s'io ho ragion più di Voi. Se vi lamentaste di me, perch'io vi lodo, e vi qualifico per quell'uomo grande che siete, dovreste lamentarvi di tutto il Pubblico che vi esalta. Lamentarvi dovreste del dotto ed integerrimo Monsieur la Place, che parlando anch'ei nel Mercurio delle vostre opere, raccolte in otto Volumi, dice di esse e di Voi molto più ch'io non dico, perché meglio di me sa dire e lodare, e perché, esercitando con vera imparzialità il suo difficile ministero, non porta rispetto alla vostra esimia modestia.

Due sono le Commedie moderne, che mi hanno fatto il maggior piacere a Parigi: l'una è il vostro Inglese a Bordò, l'altra I Costumi del Secolo, del nostro celebre Monsieur Soren, dell'Accademia Francese: due capi d'opera insigni che caratterizzano il genio ed il talento di due stimabili autori. E se Monsieur Soren, oltre il genere della Commedia, riesce egualmente nel sublime della Tragedia, Voi avete altresì un altro genere a parte, che è quello dell'Opera Comica, e che ha dato a questo nuovo dominante divertimento la maggiore riputazione. Vi ho nominato finora sei dei nostri amici e confratelli, coi quali viviamo tutte le Domeniche insieme, e siamo detti perciò Fratelli Domenicali. So che sono del parere medesimo, rispetto a Voi, gli altri due confratelli: il carissimo Monsieur Luis, Professor Reale di Chirurgia e letterato insigne, e l'ottimo, sincero amico Monsieur Jovan, direttore della famosa Accademia di San Sulpicio. Acquietatevi dunque al parer concorde di chi vi ama, e di chi vi apprezza, e fate forza a Voi stesso per credere che niente ho fatto per Voi, che non vi convenga. Se mai la modestia vostra fosse tuttavia inflessibile, e vi facesse essere di mal umore, troverò ben io la maniera di scuotervi e rasserenarvi. Un'aria tenera, modulata dalla voce angelica dell'unica Sorella nostra Domenicale, un'aria dell'incomparabile Madamigella Arnoud avrà la forza di penetrarvi al cuore e d'intenerirvi a favore di un vero amico, che vi rispetta e vi adora. Se ciò ancor non bastasse, ho un altro mezzo a tentare, per me onorifico e per Voi interessante. Madama Favart, degnissima vostra sposa, piena di merito, e di sapere, e di gentilezza, ha della bontà grande per me, e son certo mi sarà mediatrice presso di Voi. Voi che l'amate tanto, le saprete Voi negare una grazia? Or su dunque, o in un modo, o nell'altro, mi lusingo che Voi mi perdonerete, e che cortesemente accetterete il dono del

 

Vostro Devotiss. Obbligatiss. Servitore,

Amico e Confratello Goldoni.


 

 

 


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