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FIL. Bellissima compagnia! Ma perché in piedi? Perché non vi accomodate?
GIANN. Costanza sta per partire.
FIL. Perché sì presto? (a Costanza)
GIANN. Ha la zia che l'aspetta.
FIL. No, figliuola, fatemi il piacer di restare. Possiamo aver bisogno di voi e in questi affari i momenti sono preziosi. Ho mandato ad avvisar vostro padre, che assai mi preme di favellargli. Son certo che egli verrà. Gli parlerò a quattr'occhi; ma niente niente ch'io lo trovi disposto ad acconsentire, non voglio lasciargli adito al pentimento. Vi chiamo entrambi nella mia camera, e si conclude sul fatto.
COTT. (Ah, sempre più il caso nostro peggiora!)
FIL. Che vuol dire, che mi parete agitato? (a Cotterie)
GIANN. L'eccesso della consolazione. (a Filiberto)
FIL. E in voi che effetto fa la speranza? (a madamigella Costanza)
COST. È combattuta da più timori.
FIL. Riposate sopra di me. Intanto contentatevi di qui rimanere, e siccome non può sapersi l'ora precisa in cui verrà vostro padre, restate a pranzo con noi. (a madamigella Costanza)
GIANN. Non ci può restare, signore. (a Filiberto)
FIL. E perché?
GIANN. Perché ha promesso ad una sua zia di essere a pranzar seco stamane.
COST. (Capisco che non vorrebbe ch'io ci restassi).
FIL. Questa zia che vi aspetta, è la sorella di vostro padre? (a madamigella Costanza)
FIL. La conosco, è mia padrona ed amica. Lasciate la cura a me, che manderò con essa a disimpegnarvi, e quando non venisse monsieur Riccardo da noi prima del mezzogiorno, farò sapere a lui stesso che siete qui, e non vi sarà che dir con nessuno.
COST. Son grata alle cordiali esibizioni di monsieur Filiberto. Permettetemi ch'io vada per un momento a visitare la zia, che non istà molto ben di salute, e poi ritorno subito a profittare delle grazie vostre.
COTT. (Come mai mi riuscirà di trarmi dal laberinto?)
COST. Permettetemi. A buon rivederci fra poco.
GIANN. Servitevi pure. (E se più non torni, l'averò per finezza).
FIL. Addio, gioia bella. Aspettate un poco. Signor uffiziale, per essere stato alla guerra, avete poca disinvoltura, mi pare.
COTT. Perché mi dite questo, signore?
FIL. Lasciate partire madamigella senza nemmen salutarla? Senza dirle due gentilezze?
COST. Per verità, me ne ha dette pochissime.
COTT. Non deggio abusarmi della libertà che mi concedete. (a Filiberto)
FIL. (Ho capito). Giannina, sentite una parola. (la chiama)
GIANN. Che mi comandate? (si accosta a Filiberto)
FIL. (Non istà bene che una fanciulla si trattenga in mezzo a due innamorati. Per causa vostra non si possono dire due parole). (piano a Giannina)
GIANN. (Oh! se ne hanno dette bastantemente). (piano a Filiberto)
FIL. (E voi le avete sentite?) (piano a Giannina)
GIANN. (Hanno però parlato modestamente). (piano a Filiberto)
FIL. Via, se avete qualche cosa da dirle. (a Cotterie)
COTT. Non mancherà tempo, signore.
FIL. Badate a me, voi. (a Giannina)
COST. (Assicuratemi almeno dell'affetto vostro). (piano a Cotterie)
COTT. (Compatite, madamigella...) (piano a Costanza)
COTT. (Sono imbarazzatissimo).
COST. Possibile ch'io non possa trarvi di bocca un sì, ti amo? (forte, che tutti sentono)
GIANN. Quante volte volete ch'ei ve lo dica? Non ve lo ha confermato in presenza mia? (a Costanza, con sdegno)
FIL. Non ci entrate, vi dico. (a Giannina, con sdegno)
COST. Non vi sdegnate, madamigella. A bel vedere, ci manca poco. Serva divota. Addio, signor tenente. (Ha soggezione di quest'importuna). (parte)